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La cooperazione allo sviluppo internazionale -  Maggie Black - copertina
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La cooperazione allo sviluppo internazionale -  Maggie Black - copertina

Descrizione


Costruire dighe in India, piantare alberi in Burkina Faso, salvare i niños da rua in Brasile... sono queste le immagini che tutti abbiamo in mente quando si parla di "cooperazione allo sviluppo". Quello che invece pochi sanno è che dietro queste parole spesso si celano confusione, contraddizioni, talvolta solo ipocrisia. Ciò che passa per cooperazione allo sviluppo troppo spesso finisce per migliorare soltanto le condizioni di vita di chi già ha molto, mentre danneggia proprio le persone che in teoria dovrebbe aiutare. In questo volume Maggie Black ci racconta quanto sta accadendo in nome dello sviluppo e quanto dovremmo fare per difendere davvero gli interessi dei più poveri.
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Dettagli

2004
15 aprile 2004
157 p., Brossura
9788843026951
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Indice

Prefazione, di M. Patkar/ Introduzione/ 1.La storia di un´idea/ 2.Gli aiuti: il contributo internazionale/ 3.Sviluppo economico: chi ne trae beneficio'/ 4.´Limportanza del progresso sociale/ 5.La nascita della "sostenibilità"/ 6.Lo sviluppo è politico/ 7.I prossimi sviluppi/ Note/ Contatti/

Voce della critica

Un'utile guida critica alla cooperazione allo sviluppo, tema di per sé scomodo da trattare ai tempi del cosiddetto "pensiero unico". Particolarmente significativa, e assolutamente da riproporre e approfondire, è la scelta di adottare un approccio (tra gli altri) di tipo storico, ricostruendo le diverse interpretazioni novecentesche del concetto di sviluppo, nonché le motivazioni addotte per gli interventi attuati dai paesi occidentali nei confronti delle realtà più povere del pianeta. La prospettiva storica è indispensabile per ricordare l'assenza d'imparzialità che ha sempre accompagnato gli aiuti allo sviluppo: ieri erano beneficiari solo i paesi dei due blocchi della guerra fredda, oggi l'aiuto avviene principalmente sotto forma di investimento estero di imprese multinazionali con sede in Occidente, non motivate evidentemente da fini umanitari; gli stati nazionali prosperi concedono ai paesi in via di sviluppo percentuali ridicole del proprio reddito. Una vera e propria industria dello sviluppo controlla la cooperazione internazionale, imponendo il modello del Piano Marshall per regioni che non potranno contare sul boom economico europeo del dopoguerra. La stessa categoria di sviluppo viene utilizzata, dato il suo carattere uniformante, per annullare quelle differenze di approccio che permettono di rispondere alla sfida della povertà con gli strumenti della flessibilità e ascoltando le esigenze locali. Non ci resta che decretare il fallimento - comunque voluto - del progetto "sviluppo (eguale) per tutti" e della crescita senza limiti, e dedicarci seriamente al compito di rendere davvero il mondo non più ricco ma più vivibile.

Mario Cedrini

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