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scheda di Bertini, M., L'Indice 1992, n. 5
Dal tempo in cui Arrigo Cajumi, nei suoi acri e bizzosi "Pensieri di un libertino" (1947), lo additò come maestro inimitabile di lungimirante malignità, Sainte-Beuve è un po' scomparso - con poche, lodevoli eccezioni - dalla scena culturale italiana. Risulta di conseguenza particolarmente attraente questo volume in cui Massimo Colesanti, coadiuvato da un'ottima équipe di traduttori, presenta una selezione di quelle "Conversazioni del Lunedì" che Sainte-Beuve offrì ai lettori del "Moniteur" e del "Constitutionnel" a partire dal 1849. La scelta non potrebbe essere più varia: spazia da saggi su Villon, Montaigne e Rabelais a interventi più militanti su romanzieri contemporanei, come il detestato Balzac, Stendhal e Flaubert. Più che un metodo, come fa notare Colesanti, è una tattica ad accomunare, nonostante il carattere disparato degli argomenti, queste "Conversazioni": la tattica per cui il critico avvolge il suo oggetto "in un'arabescata rete di segni e di linee incrociate, di immagini e di riflessioni", restando sospeso, in un equilibrio fascinoso e precario, tra identificazione e oggettività.
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