Questo volume si propone di indagare il poliedrico prisma dell'associazionismo laico-umanista da una triplice prospettiva: semantica, storica e giuridica. L'inquadramento semantico delle molteplici definizioni in materia religiosa, del loro radicamento in alcune aree geopolitiche dei diversi continenti, risulta funzionale ad evidenziare l'opportunità di relativizzare concetti che ogni cultura tende ad assolutizzare e ad assumere come specifici tratti identitari, a volte ad imporli come paradigmi universali. Significative in questo senso si possono considerare le molteplici opzioni lessicali che caratterizzano la traduzione giapponese dei termini religione e non credenza, o il concetto di religione atea, che testimoniano la natura profondamente diversa e composita della spiritualità orientale rispetto alle tradizioni religiose monoteiste affermatesi in Occidente. La seconda prospettiva di analisi intende ripercorrere il complesso background, storico, politico e culturale, che fa da sfondo alla genesi delle organizzazioni filosofiche e non confessionali. Il terzo percorso di analisi assume una dimensione prettamente giuridica. L'interpretazione estensiva del termine “religione”, inclusiva delle concezioni teiste, non teiste e ateiste, ha iniziato a delinearsi in ambito giuridico nel Secondo dopoguerra ed è diventata ormai una costante nei testi internazionali, sovranazionali e nel diritto costituzionale europeo (art. 17 TFUE). Teismo e non teismo rappresentano termini complessi di un binomio normativo inscindibile. In questa prospettiva alcune associazioni di non credenti hanno promosso istanze di riconoscimento e di pari trattamento giuridico rispetto alle associazioni di credenti. Emblematico è l'affaire Uaar, la cui “eccezionale novità” potrebbe stimolare nel sistema giuridico italiano un'estensione ermeneutica del concetto di “confessione religiosa”. Il volume intende dunque contribuire alla riflessione su un rilevante ed attuale quesito che impegna la scienza giuridica: le cosmogonie teiste, ateiste e non teiste possono (devono) essere destinatarie di uno stesso trattamento giuridico?
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