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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2022
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Indice
In tempi di Europa unita, può essere interessante analizzare secondo quali criteri i singoli stati del Vecchio continente abbiano adattato le proprie politiche alle esigenze della modernità e alle trasformazioni della scena internazionale durante il secondo dopoguerra. In questo studio comparato dei vari contesti nazionali, ciò che William Hitchcock rileva è un "conservatorismo fondamentale della politica europea", riscontrabile, a suo dire, fin dai primi anni dopo il conflitto, con una troppo timida defascistizzazione. L'attenzione si concentra peraltro solo sugli stati più importanti, con il risultato che Romania, Albania e altri paesi sono quasi del tutto assenti dal quadro dell'analisi; anche la Scandinavia è piuttosto trascurata. La prima parte, con l'ampia panoramica sulla "pulizia etnica" e sugli stupri dell'Armata rossa in Germania e nei paesi dell'Est, è molto accurata. Si segnala però una certa discontinuità nei giudizi: è vero che l'autore offre pagine di buon livello intorno all'affermazione comunista nell'Europa orientale, o alla politica di Gorbacëv, ma, per fare un esempio, è anche vero che liquida le denunce di Simone de Beauvoir circa la permanenza delle truppe statunitensi in Europa come "cavilli tipici di intellettuali alienati". La ricerca nel complesso si snoda tuttavia con indubbia linearità espositiva. Questa la conclusione di Hitchcock: l'Unione Europea, per il momento, è ancora una finzione, a causa delle persistenti divisioni fra gli stati, di un certo "malessere nella sfera politica" e di una grave carenza di legittimazione democratica per quel che concerne le nuove istituzioni.
Daniele Rocca
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