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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Vincitore del Premio Bagutta 2022.
«Portava la sua giovinezza come un'immortalità.» - Gabriele D'Annunzio
«Io non credo nell'amore, è una malattia che passa com'è venuta ... prendetemi oggi, non contate di avermi domani» scrive Virgina Verasis di Castiglione a uno dei suoi innumerevoli amanti, palesando la sua esigenza più radicata e insopprimibile: non avere padroni. Un'esigenza che emerge prepotentemente dal racconto che della sua vita ci propone l'autrice di Amanti e regine. Tutti noi – grazie agli scritti di testimoni e biografi, a film e sceneggiati televisivi, nonché ai moltissimi ritratti fotografici che in anni recenti sono stati pubblicati ed esposti – crediamo di sapere chi sia stata la contessa di Castiglione: una «seduttrice seriale» di incomparabile bellezza che, dopo aver conquistato (secondo le istruzioni ricevute dal conte di Cavour) Napoleone III e abbagliato la corte del Secondo Impero, si chiuse in una casa senza specchi nascondendo ai propri occhi e a quelli del mondo la sua inarrestabile decandenza. Ma colei che Robert de Montesquiou consacrò per sempre come «la divine comtesse» è stata molto di più, e Benedetta Craveri, la quale ha rintracciato negli archivi italiani e francesi un'ingente mole di lettere totalmente inedite, ce lo fa scoprire lasciando che sia Virginia a parlarci di sé: dei suoi amori, delle sue ambizioni, delle sue paure, delle sue ossessioni. Vengono così alla luce aspetti sorprendenti di una donna che seppe usare il suo fascino, ma anche la sua intelligenza politica, la sua audacia, la sua volontà di dominio, la sua straordinaria abilità di commediante, e anche una buona dose di cinismo, per raggiungere un traguardo all'epoca inimmaginabile: disporre liberamente della propria esistenza. Una ribellione alle regole imposte dalla morale del secolo borghese che, scrive Craveri, «ha mantenuto intatta la sua forza incendiaria e che ancora oggi disturba, sconcerta, scandalizza».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un altro bel libro di Benedetta Craveri. Biografia di un personaggio storico, di piacevole lettura, con numerosi aneddoti interessanti
Appartenendo ad un ceto elevato anche nell'ottocento (e anche forse in altre lontane epoche) una donna poteva fare della propria vita quello che voleva, a dispetto di tutte le convenzioni e della cultura dominante che fino a sessant'anni fa, era quella di impronta maschile, ovviamente. La contessa fa esattamente questo, lasciando che la sua personalità dominante e con caratteri che sfiorano la patologia si manifesti apertamente, senza nessun tipo di sudditanza a genitori, marito, ruoli sociali eccetera. Nessun tipo di affetto sincero (vedasi rapporto col figlio, veramente terrificante) anima questa vita dissipata in ambizioni sfrenate, narcisismi, arrivismi, smanie di ricchezze e sempre incombenti rovine economiche. Non gliene è venuto molto, vista la fine solitaria nella casa parigina, soffocata dai ricordi, ma certo si è guadagnata una fama che non si è mai spenta. Il sesso.... questo è un tema interessante del libro, che mi ha fatto pensare ad una forma di ninfomania di questa donna terribile, e mi ha fatto chiedere come facesse a non procurarsi gravidanze in questo suo vortice di amanti. sarebbe interessante saperlo, ma nel libro si accenna anche ad un medico, vicino di casa, a cui potrebbe essere ricorsa per interruzioni di gravidanza. Nascere donna è stato sempre una vera jattura! La scrittrice compie un grande lavoro di sintesi documentaria di queste straordinarie vicende, non emettendo mai giudizi sulla protagonista. E' vero, non era questo il suo compito, né forse nessuno si dovrebbe sentire in potere di giudicare una vicenda terrena così misteriosa nelle sue incredibili sfaccettature, eppure un pizzico di riflessione personale secondo me non avrebbe guastato.
Una bella biografia su una donna poco compresa. Anche stavolta Craveri non sbaglia il colpo. Consigliato
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