"Casa nel Novecento" potrebbe essere il sottotitolo di questo libro singolare. Protagonista assoluta, la Casa de Le contemplanze viene evocata, alla fine del secolo scorso, dalla voce narrante di chi l'ha abitata durante la propria infanzia e giovinezza. Evocazione che magicamente permette di strappare alla morte - per il tempo di una notte - le "figure" (di umani, animali, semplici oggetti) che nella Casa hanno vissuto o nella Casa sono stati ospitati succedendosi tra le sue mura per quasi cent'anni. Con loro è il secolo stesso ad essere richiamato in vita con le piccole storie individuali e la sua grande drammatica storia collettiva: una notte di tempo sottratto alle leggi del Tempo per evocare le generazioni di un secolo che volge alla fine. Nelle stanze oggetto della riapparizione, i dialoghi tra l'evocatore e gli evocati si susseguono in una dimensione insieme inafferrabile e concretissima fatta di ricordi, aneddoti, affetti, mitologia familiare, comicità e tragedia. La Casa risulta essere mondo vastissimo in cui tutto si corrisponde e si fonda, pieno di segni e segnali, di segreti e destini, di sensi e ferite, capace di reincarnarsi per dovere di testimonianza e per la forza dell'amoroso appello che l'ha ricreato: universo unico e chiuso nella propria irripetibile realtà ma proprio per questo sensibile al dramma del cosmo. Viaggio allo stesso tempo terreno e ultraterreno attraverso un luogo privilegiato contenitore di vite e di accadimenti, la visione de Le contemplanze è resa possibile per la condizione di solitudine assoluta ma anche di fratellanza universale da cui questa scrittura si origina e si dipana. L'uomo cui tutto questo è concesso è l'autore, riportato - come in molti altri testi di Gorret - al suo ufficio primigenio di responsabile testimone e di cantore del Tutto.
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