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scheda di Tozzi, M., L'Indice 1998, n. 9
Un caso ben argomentato sul campo, nella regione di Ixcàn, fra Messico e Guatemala: l'ottima coesistenza tra sfruttamento agricolo (scarsamente meccanizzato) e conservazione del suolo è la base di Varotti e Visser per lanciare una serie di domande apparentemente eretiche rispetto alle tendenze ecologiche dominanti. È possibile far convivere l'agricoltura (o, almeno, "una" agricoltura) con la tutela delle foreste tropicali? L'alterazione del contesto naturale che deriva dalle inevitabili opere di bonifica agricole è comunque giustificata dalla salvaguardia degli uomini delle foreste - e, comunque, del Sud del mondo -, cui noi uomini dell'Occidente "sviluppato" vogliamo imporre una conservazione "tout-court" della natura dopo aver depredato per secoli quei loro stessi territori? Tema delicato, come si vede, e ricerche di base accurate che però sembrano far dimenticare che la conservazione dell'integrità delle foreste pluviali è l'unica soluzione (come riconosciuto dagli stessi autori) ai molteplici problemi, non solo ambientali, che quegli ecosistemi pongono. Ma il problema di fondo è probabilmente un altro: fino a che ci si porrà in un'ottica esclusivamente antropocentrica si cadrà fatalmente in tragici errori di prospettiva, visto che l'uomo non è affatto al vertice di una piramide evolutiva - come molti si ostinano a ritenere -, ma puro frutto del caso biologico. Perciò la salvaguardia integrale significa, alla fine, anche la salvezza dell'uomo stesso. Perché cercare di sostentare troppe persone in aree che non possono, per natura, ospitarne che limitate comunità? Perché la ricerca di un equilibrio deve essere sempre fatta a discapito del pianeta?
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