Animismo, che parola! Il nostro immaginario vi associa dimensioni negative come «magia» o «superstizioni». Padre Orobator, teologo di vaglia, denuncia l’utilizzo storicamente spregiativo di tale termine. Egli invece lo rivaluta in chiave positiva, poiché la religione tradizionale africana «incarna un profondo radicamento nello Spirito che dà vita a ogni cosa» e stabilisce la «capacità di connessione con la parte più profonda di ogni realtà». In altre parole, l’animista vede il creato come «una carezza di Dio» (Francesco). Orobator sa bene di cosa parla. Nigeriano, figlio di genitori sacerdoti di un culto tradizionale, a 16 anni chiede il battesimo; in seguito si farà gesuita. Ma non per questo tronca le radici della sua cultura, memore delle parole di Paolo VI: «L’africano che diventa cristiano non disconosce sé stesso». Mentre il cattolicesimo europeo langue, l’Africa diventa il continente con più cristiani al mondo. Ma quel che conta non sono le statistiche. Secondo Orobator il cristianesimo continuerà a crescere in Africa: ma ciò avverrà grazie alla vitalità dell’animismo, non malgrado esso. Tale freschezza spirituale diventa feconda non solo per il continente nero: «Lo spirito di ospitalità e tolleranza di cui è permeata la spiritualità africana può essere una risorsa per il cristianesimo globale, che ha bisogno di modelli di dialogo e reciprocità» )
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