Ci sono molte prove che la narrativa di Ennio Flaiano si sia avviata con senso soggettivo e biografico, rappresentativo e autorappresentativo, tramite discussioni sull’arte e l’architettura, sul cinema e il teatro. Sono pure prove di cominciamenti di un pensare e scrivere in modo figurato-visivo, auto-rispecchiante, nel dare concretezza e finalità al discorso narrativo e non solo narrativo. Da tali avvii verso i linguaggi dell’arte, pur con costante umore demistificante, come si vuole qui intravedere nella sua opera, insorge e s’incrementa con esemplare indipendenza di spirito un senso morale da benpensante, da nostalgico e scanzonato conservatore. Può apparire una sminuente contraddizione, ma non lo è nel gioco spiazzante del suo io narrante, di un io ibrido sempre in bilico tra nostalgie e vissute attualità, tra soggettività e mondo sociale.)
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