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Non è così scontato che uno scrittore, per quanto bravo, riesca ad essere anche un ottimo commentatore politico, chiaro, distaccato e sintetico ma anche capace di emozionare, senza indulgere a sentimentalismi. Ecce Grossman
Il titolo in primis ha catturato la mia curiosità. L’autore era una garanzia. L’ho acquistato pensando, però, di leggere un romanzo. Invece mi sono trovata di fronte a quattro saggi. Interessanti per riflettere sulla storia di un popolo, ma anche per vedere con occhi nuovi l’altro a noi più lontano… il nemico, mettersi dalla sua parte per scoprire la sua umanità che è anche la nostra. Scrivere per pensare più pacatamente, pensare per conoscere profondamente, conoscere per entrare nella realtà dell’altro, dei suoi errori non per giustificarlo né tanto meno per giudicarlo ma per “interpretare questi come una parte della sua tragedia”. Questo mi è sembrato l’obiettivo dell’autore e la finalità ultima del suo scrivere, meglio del suo discorrere, in quanto si tratta di una raccolta di quattro discorsi tenuti in luoghi ed occasioni diverse dal 2004 al 2007.
Tutta l' onesta intellettuale di un padre che ha appena perso un figlio in una guerra infinita: "Talvolta un pensiero solletica la coscienza: che cosa sarebbe successo e come sarebbero andate le cose se Israele fosse riuscito a crearsi come un' entità nazionale e sociale unica nel suo genere, invece di diventare, con una rapidità sorprendente, una parodia un po' grottesca degli Stati arabi? Che cosa sarebbe successo se Israele avesse optato sin dall' inizio per una scelta nazionale e sociale ardita, assai distante da quella su cui si è cristallizzata ora? Una scelta capace di conciliare i valori ebraici universalistici con un sistema economico e sociale veramente umanistico, centrato sull' uomo, invece dell' utilitarismo e della forza e di una competitività aggressiva; una scelta che avesse un che di unico, particolare e financo geniale, come è stata, per esempio, l' idea del kibbutz all' inizio, prima che si guastasse, e quale si è manifestata nell' apporto ebraico a molti e diversi ambiti dell' esperienza umana, nella scienza e nell' economia, nell' arte e nella filosofia, negli studi politici e sociali." Un' occasione perduta? Un mea culpa? Congetture: ma lui crede ancora nel sogno di una convivenza pacifica. E io mi fido di lui.
Il nemico grande e piccolo, stati nemici, popoli nemici, vedere il nemico nel tuo prossimo, durante la vita di tutti i giorni... La guerra, terribile, tra nazioni, tra popoli, tra individui, conflitti internazionali e conflitti individuali, la guerra che non è mai stata e non sarà mai la soluzione, ma solo il problema, la causa di tutti i mali... La paura che paralizza, soffoca, che distorce pensieri ed emozioni, facendo vedere nemici ovunque... Il dolore causato dalla morte di una persona cara, un figlio, un padre (come nel mio caso), morte causata dalle guerre, dalle armi, dagli incidenti, dalle malattie...un dolore straziante. Poter lasciarsi andare ad una vita libera dalla follia della guerra e dalla paura, una vita degna di essere vissuta. "Con gli occhi del nemico" di David Grossman (che merita di ricevere il premio Nobel) mostra l'unica via d'uscita, la possibilità, la speranza di poter rendere il mondo un luogo dove la vita possa essere una meravigliosa avventura, ossia la pace, tra stati, tra popoli, tra individui...la pace: l'unica e sola scelta possibile, una scelta che dipende da tutti noi, cittadini del mondo.