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Ho letto Il libro che non mi è piaciuto, domandandomi anche che personaggi si prestano a recensire positivamente libri di tal fatta. Al di là dei meriti o demeriti letterari di un libro che non è un libro, mi chiedo, ma di che razza di autobiografia si tratta se mancano, a parte alcuni aspetti della vita della famiglia di origine, gli aspetti più importanti della vita affettiva e professionale di un uomo che diventa avvocato dello Stato per circostanze, a suo dire, fortuite come una vincita a poker e una partenza decisa all'ultimo momento per Roma. E quale complesso di Atlante può avere un boiardo di Stato con uno degli stipendi più alti nell'Amministrazione dello Stato, e che di certo deve avere goduto oltre che di condizioni familiari agiate delle giuste conoscenze. Ma ancora più sconvolgente mi è parsa l'apologia del rock non perché non ne sia anche io un fervente appassionato, ma per le accezioni che questo libro non libro gli attribuisce. E' vero a distanza di tanti decenni il rock oggi può mettere insieme nonni, padri e nipoti, ma ha idea l'autore di quanti disastri è responsabile il rock sulle giovani generazioni degli anni sessanta. Quanti abbandoni scolastici, quanti figli non voluti, quanti aborti, quante rotture familiari, quanto uso di droga, quante distruzioni di strumenti musicali da centinaia e centinaia di dollari, quante morti per overdose, quanti viaggi senza ritorno dal mondo della follia etc. Ma ha idea di ciò che dice il signor Vivacqua? La invito a riflettere prima di scrivere di nuovo, anche perché pure il suo libro "Pietre Biliari" è un coacervo intricatissimo di pensieri personali e non che si intrecciano senza nessuna progettualità, e l'unica cosa che traspare è che l'autore è dotato di una certa cultura; lo invito pertanto ad usarla meglio. Ho inserito un voto per necessità ma per me il libro è invalutabile dal punto di vista letterario.
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