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All’inizio degli anni settanta, la godibile serie televisiva Les Évasions célèbres inscenava avventure più o meno famose di fughe ed evasioni sui più vari sfondi storici: uno spunto che torna in mente a prendere in mano questa piccola, provocatoria, brillante antologia. Con la differenza che le vicende non sono sparigliate nei secoli, ma tra pieghe diverse della nostra contemporaneità: e sedici narratori e altrettanti illustratori mostrano come il tema della fuga/evasione conosca prima di tutto una dimensione mentale, di desiderio autentico e messa a fuoco della possibilità di una libertà effettiva, come sottolinea Evangelisti nella nota in quarta di copertina. Se dunque in alcuni racconti si parla di carcere vero e proprio (Lorenzo Iervolino, Luca Gallo, Filippo Casaccia), centri di identificazione per migranti (Andrea Staid), strutture sanitarie o manicomiali (Clelia Bettini, Marco Capoccetti Boccia) o delle gabbie di uno zoo (Marilù Oliva), urgenze di evasione riguardano anche prigionie senza sbarre fisiche. Per esempio attraverso algidi sfondi scolastici (Veronica Pacini) o di lavoro (Fabrizio Lorusso), dimensioni strangolanti della realtà sociale (Filippo Sottile), una gravidanza non voluta (Deborah Sannia), una relazione sbagliata (Slavina); ma anche nel ventre di un animale (Claudio Morandini) e in quello di una civiltà addomesticata (Alberto Prunetti), nella stretta del tempo (Paolo Pasi) o di una condizione mentale (Simone Torino). Talvolta il registro è realistico, altrove assume connotati onirici e grotteschi, o piuttosto fiabeschi: i basilischi in azione nel racconto di Sottile tra citazioni erudite di Lucano ed Eliano sono impagabili. E le tavole non semplici illustrazioni ma vere opere-specchio, entrano bene nel quadro complessivo. Significativamente, metà dei proventi dell’operazione è destinata alla Biblioteca Popolare Rebeldies, “progetto senza fine di lucro con sede a Cuneo che si occupa di far arrivare libri ai detenuti, direttamente e senza intermediari, ribadendo il diritto alla lettura all’interno del carcere e fuggendo logiche meramente assistenzialiste o subdolamente ricattatorie”.
Recensioni di Franco Pezzini
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