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Come sasso nella corrente - Mauro Corona - copertina
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Come sasso nella corrente

Descrizione


In una stanza immersa nella penombra un donna, giunta all'autunno della vita, si muove lentamente appoggiandosi a un bastone. Intorno a lei sculture di ogni tipo. La donna le sfiora e insegue il ricordo di un uomo. Un uomo schivo, selvatico, che però ha saputo rendere eterno nel legno il sentimento che li ha uniti. Ogni statua evoca un episodio della vita avventurosa che quell'uomo ha vissuto e amava condividere con lei, le difficoltà di un'infanzia di povertà e abbandoni, in cui la più grande gioia era stare con i fratelli e i nonni attorno al fuoco, la sera, imparando a intagliare legno, o sentire la vibrante intensità della natura durante una battuta di caccia. Ogni angolo arrotondato delle sculture fa affiorare in maniera dirompente l'orgoglio e la rabbia di quel giovane che, crescendo, aveva voglia di farcela da solo, cancellando le ombre del passato che lo tormentavano. Ma quei profili, quelle figure che ancora profumano di bosco, raccontano anche che l'amore può trovare pieno compimento solamente nella trasfigurazione, nel sogno, perché l'unica via per non rovinare quel sentimento vero e cristallino è allontanarlo dalle mani dell'uomo che, nella sua intrinseca incapacità di essere felice, finirebbe inevitabilmente per sprecarlo. Dai boschi che Mauro Corona ci ha insegnato ad ascoltare e ad amare si leva in questo romanzo una voce nuova, per molti versi inaspettata, a tratti dolente ma non perciò men energica.
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Dettagli

2011
197 p., Rilegato
9788804611318

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 4/5
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Renzo Montagnoli
Recensioni: 2/5

Mi pare che Mauro Corona stia invecchiando troppo rapidamente, perché altrimenti non si spiegherebbero in altro modo libri come La voce degli uomini freddi e questo Come sasso nella corrente, opere che, per quanto diverse, segnano a mio avviso un calo della creatività e, soprattutto, un accentuarsi di qualche difetto che prima invece era quasi sporadico. Già avevo stigmatizzato La voce degli uomini freddi, incredibilmente candidato al Premio Campiello, e ora non posso fare a meno di essere scontento di Come un sasso nella corrente, una sorta di lascito dell'autore, che è una via di mezzo fra la necessità di volgersi all'indietro e fare un bilancio della propria esistenza e un memoriale, con cui ripercorrere il passato dandogli ordine. L'inizio, in verità, mi ha folgorato, con un ritmo giustamente lento e un quadro, in cui sono più gli scuri che i chiari, e che può far ricordare certe opere dei pittori fiamminghi del rinascimento. Tuttavia, pagina dopo pagina, pur in presenza di accenni poetici, la scrittura è diventata sempre più verbosa, con la presenza di similitudini non sempre felici, tanto che in me è subentrato un senso di noia. L'assenza di dialoghi, poi, non fa che peggiorare la situazione, così che diventa sempre più difficile andare avanti, anche perché ho ricavato l'impressione che Corona gridi questa sua verità a un muro e non al lettore stesso. Fino a che punto sia stato sincero non lo so, ma mi resta più di un dubbio e questo non giova a un'opera in cui l'autore dovrebbe aprirsi, anche sfacciatamente, al mondo. Resta comunque il fatto, e credo che questo giudizio sia difficilmente contestabile, che in Corona si assiste da un po' di tempo a un'accentuata involuzione, come se oltre a non aver più nulla da dire, continuasse a scrivere più per se stesso che anche per i lettori. Si spiegherebbe così come mai un narratore che fra le sue caratteristiche aveva anche quella di una straordinaria leggerezza di esposizione sia diventato greve come un macigno.

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ubaldo
Recensioni: 1/5

veramente brutto primo e ultimo libro che leggo di corona

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Tiziana
Recensioni: 5/5

Come sempre, Corona punta occhi e anima sulla Natura, attento e sensibile alle sue esigenze e ai suoi mutamenti d'aspetto e di umore e altrettanto abilmente fa con gli uomini, sviscerandone vite, abitudini, condizionamenti, limiti, pene e soddisfazioni. Con stile musicale e poetico, passa attraverso l'incedere del tempo, tra malinconia, rassegnazione o ribellione; qui il tono è ancora più sommesso e angosciato del solito, per cui questo libro va letto lentamente, poche pagine alla volta, innanzitutto per assaporare e penetrare al meglio le sue parole e i suoi pensieri, ma anche per non farsene troppo coinvolgere o invadere, visto il profondo dolore che emana da ogni pagina. Non scorre rapido come una fiaba, ma comunque incanta e magnetizza, pur trasmettendo angoscia. Verso la fine diventa struggente e accorato come non mai. Uno scrittore davvero eccellente, pieno di fascino e di quella saggezza semplice e lineare che arriva dritta allo scopo. E al cuore. Lo adoro!

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Recensioni

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La recensione di IBS

Mauro Corona racconta la storia di un uomo coraggioso fino all’ultimo giorno, dell’amore impossibile, delle mani che conoscono il legno e la roccia, del tempo che passa e delle parole sono in grado di fermarlo.

In una stanza immersa nella penombra una donna, giunta all’autunno della vita, si muove lentamente appoggiandosi a un bastone. Intorno a lei sculture di ogni tipo. La donna le sfiora e insegue il ricordo di un uomo. Un uomo schivo, selvatico, che però ha saputo rendere eterno nel legno il sentimento che li ha uniti. Ogni statua evoca un episodio della vita avventurosa che quell’uomo ha vissuto e amava condividere con lei, le difficoltà di un’infanzia di povertà e abbandoni, in cui la più grande gioia era stare con i fratelli e i nonni attorno al fuoco, la sera, imparando a intagliare il legno, o sentire la vibrante intensità della natura durante una battuta di caccia. Ogni angolo arrotondato delle sculture fa affiorare in maniera dirompente l’orgoglio e la rabbia di quel giovane che, crescendo, aveva voglia di farcela da solo, cancellando le ombre del passato che lo tormentavano.
Ma quei profili, quelle figure che ancora profumano di bosco, raccontano anche che l’amore può trovare pieno compimento solamente nella trasfigurazione, nel sogno, perché l’unica via per non rovinare quel sentimento vero e cristallino è allontanarlo dalle mani dell’uomo che, nella sua intrinseca incapacità di essere felice, finirebbe inevitabilmente per sprecarlo.
Dai boschi che Mauro Corona ci ha insegnato ad ascoltare e ad amare si leva in questo romanzo una voce nuova, per molti versi inaspettata, a tratti dolente ma non per questo meno energica. Questo libro è il mémoire di un’infanzia negata, segnata da brutalità e miseria, di una vita scandita dai ritmi implacabili della natura, delle sue necessità, delle sue catastrofi, e insieme un canto di struggente dolcezza sulla possibilità di salvare sempre, in mezzo alla fatica di vivere, dignità, umanità e anche profonda tenerezza. Mauro Corona racconta la storia di un uomo coraggioso fino all’ultimo giorno, dell’amore impossibile, delle mani che conoscono il legno e la roccia, del tempo che passa e delle parole che – a volte – sono in grado di fermarlo.
Un romanzo di straordinaria intensità che segna, nella produzione di Corona, un vero momento di passaggio. Come la “Cuna dei morti che piangono” narrata nelle ultime pagine, è la fessura stretta in cui il senso di un’esistenza converge ma da cui nascono, come germogli a primavera, nuove mirabili storie da narrare intorno al fuoco.

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Conosci l'autore

Mauro Corona

1950, Erto (Pordenone)

Ha seguito fin da bambino il nonno paterno (intagliatore) in giro per i boschi. Intanto, il padre lo portava a conoscere tutte le montagne della valle. Dal primo ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d'Europa; dal secondo invece l'amore per la montagna. Alpinista e arrampicatore fortissimo, Mauro Corona ha aperto oltre trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d'Oltre-Piave.È autore di, tra gli altri, Il volo della martora (CDA & VIVALDA, 1997, riedito da Mondadori nel 2014), di Finché il cuculo canta (1999), Gocce di resina (2001) e La montagna (2002) per Biblioteca dell'Immagine. Per i tipi Mondadori invece ha scritto Nel legno e nella pietra (2005), Aspro e dolce (2006), Vajont: quelli del dopo (2006),...

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