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Coltivare la mente. Un corso base di meditazione chan - Thomas Cleary - copertina
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Coltivare la mente. Un corso base di meditazione chan - Thomas Cleary - copertina

Descrizione


Curato e commentato da un interprete del pensiero orientale, il volume raccoglie sette testi antichi di maestri appartenenti a varie tradizioni buddiste cinesi, giapponesi e coreane sulla pratica della meditazione. Gli argomenti trattati vanno dalle tecniche per approfondire la concentrazione e i vari metodi dell'illuminazione improvvisa e graduale, alla meditazione sul Koan e alla meditazione in azione.
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Dettagli

1995
18 luglio 1995
120 p., Brossura
9788834011737

Voce della critica


scheda di Comba, A., L'Indice 1996, n. 3

Il volume contiene sette brevi trattati sulla meditazione: il "Trattato sul veicolo supremo" del cinese Hongren (602-675), i "Modelli per la meditazione seduta" di Cijiao (XI secolo), le "Indicazioni per la meditazione seduta" di Foxin Bencai (contemporaneo di Cijiao e come lui cinese), "Un modo di sedere in meditazione raccomandato a tutti" del giapponese Dôgen (1200-1253), i "Segreti della coltivazione della mente" del coreano Chinul (1158-1210), l'"Assorbimento nel tesoro di luce" del giapponese Ejô (1198-1282) e il "Discorso elementare sullo Zen* di Man-an (XVII secolo). Che cosa accomuna questi scritti di epoca e provenienza così diverse? Innanzitutto la scuola del Grande Veicolo cui appartengono, denominata, a seconda dei luoghi, chan, son o zen; poi il carattere molto accurato delle spiegazioni che illustrano la pratica meditativa e che mettono in guardia dai maggiori pericoli che vi si possono incontrare. In particolare il maestro Chinul approfondisce il ruolo della concentrazione e della visione profonda, che vanno coltivate insieme fino a diventare spontanee; il maestro Ejô si sofferma invece su una serie di passi scritturali che pongono il Buddha in relazione con le immagini della luce, della lampada, del fuoco. Queste immagini si riferiscono a una saggezza atemporale che "si trova al di là dei due estremi dell'ordinario e del santo, o dell'assoluto e del convenzionale".

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