"Sono i colori dell'anima": così Giuseppe Viviani giustificava il magico accordo cromatico di un suo dipinto del 1941 (La zuppiera) tanto amato dall'amico Giuseppe Mesirca. Con poetica semplicità, l'artista spiegava tutto. Nella tavolozza del pittore come nella lastra dell'incisore, i suoi colori e i suoi segni affascinavano molti dei grandi intellettuali, conoscitori e collezionisti della prima metà del '900, da Sebastiano Timpanaro a Carlo Ludovico Ragghianti, da Enzo Carli a Giuseppe Mesirca, da Piero Chiara a Giovanni e Vanni Scheiwiller. E con gli occhi di oggi, i colori dell'anima sono ancora in grado di trasmettere emozioni tra le più intense alla contemporaneità. A distanza di oltre mezzo secolo dalle grandi mostre antologiche che Pisa tributava al maestro nel 1960 e nel 1966, e dopo la recente Segni con l'odore del mare dedicata alle incisioni, le sale del Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi tornano a presentare un'ampia selezione di dipinti, disegni e incisioni dell'artista pisano. Pittore di notevolissima originalità e straordinaria densità poetica, con Giorgio Morandi e Luigi Bartolini incisore tra i più apprezzati del '900 - e come l'incisore marchigiano anche scrittore e poeta - Giuseppe Viviani (1898-1965) ha popolato le sue opere di gelatai e biciclette, cani e cocomeri, monumenti in miniatura e foglie di fico, raccontando una malinconica, struggente periferia surreale e fiabesca. In un suggestivo percorso cronologico, con opere provenienti da collezioni pubbliche e private e di cui molte riscoperte e riproposte per l'occasione, la produzione dell'artista viene ricomposta attraverso i più significativi momenti espositivi che ne hanno accompagnato l'ampio successo internazionale.
Leggi di più
Leggi di meno