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e' un libro molto intelligente una vivacità straordinaria Margherita Oggero insegna puo' darsi che a volte esageri con le citazioni , ma proprio per questo è molto stimolante. possiede anche uno straordinario senso dei dettagli, molto spirito di osservazione. bravissima.
Illeggibile. Noioso. Scontato. Dialoghi sciocchi. Quando poi ho scoperto di aver già visto il film, con Littizzetto... beh, ho lasciato perdere.
Ho letto questo romanzo nel lontano 2004, quando ancora non era stato fagocitato (nonché del tutto stravolto, a cominciare dall'ambientazione) dalla tv e ne ho un ricordo stupendo. Mi ha divertito così tanto da farmi esplodere in grasse risate: l'autrice ha infatti il genere di humour corrosivo che amo di più. Sono quindi rimasto spiazzato da tutte le recensioni negative dei lettori lasciate su questo sito. Il mio parere va ovviamente nella direzione opposta: il romanzo è ben scritto, con uno stile moderno, invidiabile scorrevolezza e quel giusto tono leggero che deve appartenere a ogni "commedia gialla" che si rispetti. Di sicuro, "noioso" non è un aggettivo che attribuirei a quest'opera.
Recensioni
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Nel trentennale della Donna della domenica tira aria di celebrazioni: si riprende il film tratto dal romanzo, su "Diario" Giovanni De Luna rievoca da par suo la Torino di allora e la confronta con quella di oggi, fioccano le interviste e gli articoli. Il più bell'omaggio al primo grande poliziesco di Fruttero e Lucentini è però forse questo romanzo che, senza proporsi in alcun modo di imitare la complessità del modello, si colloca esplicitamente nella sua scia, strizzando l'occhio ai lettori con citazioni appropriate e con il costante ricorso a uno humour di bon ton. La "collega tatuata" del titolo è una seducente professoressa d'inglese che spicca tra le colleghe di un istituto tecnico torinese, suscitando feroci invidie con le sue borse firmate, le sue vacanze esotiche e soprattutto la prestigiosa agenda del "New Yorker", esibita con nonchalance tra le Smemorande brandite in sala professori dalle meno facoltose compagne di scrutini. Quando viene misteriosamente strangolata, il suo caso s'impone quasi ossessivamente all'attenzione della più intelligente e spregiudicata delle sue colleghe, che imbastisce una sorta d'inchiesta personale, parallela a quella di un simpatico commissario con il quale intreccia un platonico flirt. È proprio la professoressa investigatrice a divenire la vera protagonista del romanzo: i suoi colpi di sonda nei segreti della buona borghesia torinese si alternano alle vicende tragicomiche di una quotidianità iperrealista, colta con leggera ed efficacissima autoironia. Tra le molte citazioni che venano il racconto, forse la più rivelatrice è quella di Perec: in questo giallo così attento a tutto quel che si mangia, si beve, si guarda e si usa nella faticosa Torino dei nostri giorni, circola la lezione delle Cose, epopea degli oggetti e dei desideri degli anni sessanta.
Mariolina Bertini
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