In-8°, pp. 165, (9), legatura posteriore in carta decorata su piatti in cartone rigido, titolo in oro su tassello al dorso, brossura editoriale conservata all'interno. L'autore conobbe Breton a vent'anni, fu l'interprete più audace e notturno del surrealismo; Klaus Mann, di cui fu l'amante, ne rievoca il profilo, albino, statuario, da fauno con dieci mani, nel romanzo La svolta. "Klaus lo aveva incontrato nel 1925, e come tutti era rimasto fulminato dal fascino disarmante di quell'incrocio tra un arcangelo imbronciato e un boxeur..." Aveva diretto la rivista "aventure", che durò tre numeri, dal novembre del 1921 al gennaio del '22, ospitando pezzi di Paul Morand e Louis Aragon, le poesie di Jean Cocteau, i calembour di Tristan Tzara. L'incontro con Tzara e l'epica dada fu conciso, concitato: Crevel restò sempre un surrealista, ma del surrealismo, come dire, fu l'anima apofatica, un cultore di apocalissi, mestatore di ombre e candore. Spesso, nei suoi testi, evoca la notte, quel boudoir della morte, dove gli uomini incontrano il proprio io definitivo, assassino. Lo terrorizzava la postura cartesiana, l'idolatria geometrica, il numero – che registra lo smisurato in alfabeto misurabile – e la norma; voleva essere un tutto, una sopraffina esagerazione. Ha partecipato alle prime esperienze ipnotiche da cui André Breton trasse spunti per il suo Manifesto del Surrealismo. Ha quindi potuto constatare di persona che il surrealismo era il meno letterario e il più disinteressato dei movimenti. Tutti i movimenti hanno bisogno di un 'martire', di uno che ne testimoni l'autenticità con la morte, che lo sigilli e lo giustifichi. Il martire del surrealismo è stato René Crevel: si uccise nel giugno del 1935 con un gesto tanto politico da apparire una poetica. Erano i giorni del confuso "Congrès international des écrivains pour la défense de la culture", a Parigi: la delegazione russa, tramite Il'ja Ehrenburg, aveva esautorato il gruppo surrealista dal convegno. André Breton prese a schiaffi Ehrenburg, che aveva accusato i surrealisti di essere genericamente pederasti. Per Crevel, sedotto dal pensiero di Trotskij, dalla fatale utopia di convergere la poesia nel gesto, l'estro estetico nel principio etico, che nel suo Le Clavecin de Diderot aveva dedicato un capitolo a Le surréalisme au service de la révolution, il dissidio tra i sovietici e il soviet supremo di tutti gli –ismi era inaccettabile. (Pangea, 13 Aprile 2022)
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