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Anno edizione: 2010
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Un'autentica dichiarazione d'amore nei confronti del Mediterraneo. Un racconto (storiografico) meraviglioso che ritrova le origini del Mare Interno (così lo definisce sovente Braudel) ancora fin dentro la vita dei popoli che vi si affacciano. Il libro è diviso in tre parti. La prima parte narra «una storia quasi immobile»: una ricostruzione attenta della geografia irta e difficile di un paesaggio mediterraneo aspro e non generoso con le genti. «Al di sopra della storia immobile, una storia lentamente ritmata»: una storia di struttura viene trattata nella seconda parte, che dall'Alto Medioevo giunge fin quasi ai giorni nostri, scrutando i cicli lentissimi della vita sociale, dell'economia e del clima. Nell'ultima parte, che tratta in maniera tradizionale gli eventi dagli ultimi anni del XV secolo ai primi del XVII, in cui i due grandi protagonisti, l'Impero Spagnolo e quello Ottomano, appaiono nudi all'interno della complessità determinata da una struttura economa che si esprime e si realizza seppure difficilmente tra guerre, spedizioni (commerciali e/o armate), tregue, ricerche incessanti di denaro, grano e risorse. Un libro di storia in cui due eminenti figure, Carlo V e Filippo II, appaiono alle prese con la difficoltà di gestire imperi vasti ed eterogenei, trovando il loro impegno e il loro affanno nel Mediterraneo. Il libro si conclude con un allontanamento, un congedo, o se vogliamo con un rimpicciolimento del Mediterraneo, il centro della storia si sposta da quella del mare che per secoli era stato centro di una vita frenetica e combattiva all'oceano anticamera della conquista occidentale del globo.
In molti conoscono la battaglia di Lepanto, anche solo per sentito dire; in pochi sono a conoscenza della dinamica del progressivo disboscamento della penisola iberica dovuto al prevalere della pastorizia transumante sull'agricoltura. Per lo sviluppo della storia successiva, ha contato di più Lepanto o il disboscamento? Nella sua monumentale opera, Braudel tenta di fornire la risposta (spoiler: il disboscamento). Per il resto, c'è poco da recensire: si tratta di una delle pietre miliari della storiografia del XX secolo, redatta dalla mano del più importante storico della seconda generazione degli "Annales", ideale successore di Marc Bloch e Lucien Febvre alla guida della "nouvelle histoire" francese. Il testo è ampio, approfondito, sovente complesso, ma illuminante; introduce nozioni – quali quella del c.d. "lungo periodo" – realmente fondamentali per la comprensione delle dinamiche storiche, sia relativamente all'epoca trattata, sia di taglio più generale. Non è adatto a lettori poco esperti alla ricerca di opere dal taglio divulgativo: nondimeno, per chi ha già un'infarinatura di metodo storico, è un'opera illuminante, indispensabile per contestualizzare gli eventi di un'epoca complessa e affascinante, senza ridurli a una mera successione di sovrani e di battaglie.
Una delle opere più illuminanti sul periodo. Opera imprescindibile per una intelligenza della Storia.
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