Un romanzo duro e profondamente emozionante, in cui l’autore mescola con efficacia le armi del reporter con la capacità di introspezione psicologica del grande romanziere.
Karim e Charlotte vivono a Parigi e sono in attesa del loro primo bambino. Lui è figlio di algerini musulmani, lei di armeni cristiani, ma l’unica religione che riconoscono è «la loro felicità». Una sera, mentre è fuori con le amiche, Charlotte rimane vittima di un attentato terroristico al bistrot Zébu Blanc, dove due uomini armati di kalashnikov aprono il fuoco sui tavolini all’aperto. A rendere ancora più insopportabile la duplice perdita di Karim è una scoperta atroce: uno dei due jihadisti che ha ucciso Charlotte è Aurélien, suo compagno di classe alle elementari. Spinto dalla sete di vendetta e dal desiderio di capire cosa si nasconda dietro le scelte dell’attentatore, Karim entra in contatto con una cellula dell’Isis e decide di imbarcarsi in una lunga odissea che, attraverso Belgio e Turchia, lo porterà fino in Siria. Lì sarà testimone dei bombardamenti di Aleppo, città in macerie dove «le vittime non valgono meno delle altre». E se il viaggio nel cuore dello Stato Islamico non gli restituirà chi se n’è andato per sempre, servirà a mostrargli tutte le contraddizioni di un conflitto dove i combattenti si «convertono via Skype», i bambini si addestrano a sgozzare gli infedeli e le donne militano in feroci brigate integraliste. Dopo aver raccontato in Derive la genesi politica dei fenomeni migratori degli ultimi venti anni, in Ciò che stringi nella mano destra ti appartiene Pascal Manoukian fissa il suo sguardo lucidissimo sulla contemporaneità, non limitandosi a raccontare il terrorismo islamico, ma mettendo in primo piano i singoli esseri umani coinvolti loro malgrado in una guerra spietata. Il risultato è un romanzo duro e profondamente emozionante, in cui l’autore mescola con efficacia le armi del reporter con la capacità di introspezione psicologica del grande romanziere. )
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