Quel che sappiamo è che nella notte del 16 ottobre 1590 la moglie di Gesualdo fu uccisa e ferocemente mutilata insieme all'amante. Dell'omicidio fu davvero responsabile il marito geloso? Ripercorrendo le carte processuali De Simone mette in scena un'indagine complessa e ambigua, dove all'infedeltà coniugale si sovrappone un intreccio di complotti politico-religiosi, arte e ossessioni demoniache. Il testo è anche un intreccio di voci colte e popolari che parlano la lingua poetica dei madrigali, il dialetto napoletano dei semicolti, il latino delle preghiere, la lingua del potere dei gesuiti, quella burocratica dei magistrati, quella al limite del delirio di Gesualdo. Insomma un ribollente crogiolo dove confliggono le mille anime di Napoli, nuovo affondo di De Simone nella storia della città, nelle sue radici piú profonde, nei miti piú misteriosi. Il testo è seguito da un racconto di Mariano Bauduin nel quale un commissario molto gaddiano torna sul «caso Gesualdo» attraverso le figure di Jack lo Squartatore, Giordano Bruno e un interlocutore misterioso. Un cortocircuito temporale che riprende i temi del delitto, del potere e dell'arte e li confonde suggestivamente nella dimensione di un sogno. O di un incubo. )
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