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Molti i fati all'uomo dati/che sono imperdonabili,/che sono irrevocabili./Ma dei fati il più brutto è (trallallà)/ non avere un fato affatto (trallallà).
scheda di Croce, A., L'Indice 1997, n. 2
Ecco finalmente la possibilità di gustare nella nostra lingua la poesia fresca e spontanea di Stevie Smith (1902-71). In questo volumetto-assaggio, Gilberto Sacerdoti ci propone 59 poesie brevi, che raramente superano la pagina, ma che risultano sempre ironiche e imprevedibili; sono aforismi, ritornelli, filastrocche, rapidi bozzetti e improvvisazioni che, come scriveva Philip Larkin in un saggio del 1962, una volta letti è difficile scacciare dalla mente. Quello più celebre resta legato a una cupa immagine, e a un equivoco di "lettura", "Non facevo ciao, annegavo": "Nessuno lo sentiva, il morto, / ma lui continuava a lamentarsi: / ero molto più al largo di quanto pensaste / e non facevo ciao, annegavo. // Poveretto, gli è sempre piaciuto scherzare / e adesso è morto / doveva essere troppo freddo, ebbe un infarto, / dissero. // Oh, no no no, troppo freddo lo è stato sempre / (continuava a lamentarsi il morto) / tutta la vita son stato troppo al largo / e non facevo ciao, annegavo". Incisivi e qualche volta persino brutali, i versi di Stevie Smith sono ben resi da Sacerdoti, che è molto attento alla loro cadenza ritmica, anzi melodica (sovente, nelle letture pubbliche, Stevie non si limitava a recitare le sue poesie, ma le cantava), e alla disposizione spesso canzonatoria dell'autrice. Ottima scelta quella di avere inserito nel volumetto parecchi disegni dell'autrice che in Italia è decisamente poco conosciuta: prima della pubblicazione de "Il cinico bebè e altre poesie" era stato tradotto solamente il primo dei suoi tre romanzi ("Romanzo su velina", La Tartaruga, 1981).Questa raccolta, che comprende anche il testo inglese delle poesie, contribuirà a rendere Stevie Smith più popolare anche da noi.
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