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recensioni di Quaglia, M. L'Indice del 2000, n. 07
I fratelli Gabbard - Glen, direttore dell'Istituto di psicoanalisi di Topeka e docente di psichiatria presso la Facoltà di medicina dell'Università del Kansas a Wichita; Krin, insegnante di cinema, letteratura e cultural studies alla State University di New York a Stony Brook - hanno unito le proprie differenti competenze professionali per fare luce sui frequenti e complessi rapporti tra cinema e psichiatria. Inserita nella collana "Saggi", questa seconda edizione del loro libro, riveduta e ampliata rispetto a quella del 1987, si divide in due sezioni, una intitolata Lo psichiatra nei film, l'altra Lo psichiatra al cinema.
Nella prima parte del libro i due studiosi riflettono su come il cinema americano ha raffigurato nel corso della sua storia la psichiatria. Nel loro lavoro il termine "psichiatra" viene utilizzato in generale per designare tutti i professionisti nell'ambito della salute mentale, dal momento che i film statunitensi non sono mai riusciti del tutto a distinguere tra psichiatri, psicanalisti, psicologi, assistenti sociali e altri terapeuti. L'analisi di un corpus filmografico di circa quattrocentocinquanta titoli di livello cinematografico medio, con la rilevante eccezione delle opere di Alfred Hitchcock, ha consentito d'individuare una gamma piuttosto limitata di stereotipi. Gli psichiatri hanno perciò avuto rare occasioni di gioire nel vedere l'immagine di sé rimandata dal grande schermo. Gli autori hanno quindi cercato di collegare i cambiamenti di tali immagini all'evoluzione della storia culturale americana. Ampio spazio rispetto all'edizione precedente viene riservato alle terapeute nei film, un esempio eclatante di come l'ideologia patriarcale domini anche in ambito scientifico, e alle implicazioni cliniche della rappresentazione degli psichiatri, soprattutto in merito all'impatto che i miti cinematografici della psichiatria hanno avuto e possono avere sul rapporto fra medico e paziente.
Nella seconda parte, dopo una rassegna dei principali sviluppi della critica cinematografica dagli anni settanta a oggi, vengono presentati esempi illuminanti dei metodi interpretativi portati dagli psicanalisti nello studio dei film. Al tentativo di comprendere il fascino e la forza dell'immagine in movimento come mezzo in se stesso, a prescindere dal contenuto specifico di ogni singola opera, che caratterizzava l'inizio della storia del cinema, si è sostituito l'interesse per i messaggi nascosti nei diversi film o generi cinematografici. Film e generi il cui funzionamento è messo direttamente in relazione con quello dell'inconscio individuale. Ai nuovi capitoli sul mito della donna "fallica" e su Casablanca si affiancano, per ricchezza di spunti, quelli su Tre donne di Robert Altman e su Alien di Ridley Scott. La lettura di queste pagine fa emergere, tra le altre cose, il fatto che psichiatria e cinema si sono entrambi concentrati sul pensiero, sulle emozioni, sul comportamento dell'uomo e, soprattutto, sulle sue motivazioni.
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