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Finalmente un libro italiano sui rapporti cinema tv. Molto approfondito, sia dal punto di vista storico che da quello filmologico. Tanti nomi autorevoli tra i saggisti.
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Spesso si è dibattuto sui rapporti che intercorrono tra il cinema e la televisione. Per limitarsi al contesto italiano, gli ultimi tre decenni hanno visto fiorire un'ampia produzione di convegni, studi e prese di posizione, con un rischio ricorrente: la questione si riduce a una mera contrapposizione tra i due termini o a una reciproca attestazione di superiorità, che a seconda dei punti di vista può vertere sull'artisticità di un film o sulla popolarità di un programma televisivo.
Il libro curato da Zagarrio approfondisce la dialettica delle relazioni tra i due media, senza preoccuparsi di giungere ad alcuna conclusione definitiva, ma testimoniando un processo in costante evoluzione. In questo è facilitato da due fattori. In primo luogo, la molteplicità di sguardi e posizioni è assicurata dal fatto che il testo raccolga e rielabori gli interventi di molti studiosi, critici e artisti presenti all'omonimo convegno svoltosi nel dicembre 2002 su iniziativa dell'Università Roma Tre. In secondo luogo, lo stesso curatore appare garante di un interesse teso a valicare le specificità e a posizionarsi ora in un ruolo di spettatore interessato, quale studioso del tema, ora di protagonista diretto, quale regista sia cinematografico che televisivo.
Il risultato è magmatico e spesso contraddittorio, ma proprio nella molteplicità degli approcci e nella continua variabilità delle prospettive da cui si assume il rapporto tra cinema e tv emergono analisi stimolanti per fotografare non solo la storia dei due media, ma soprattutto per interrogarsi in maniera non distaccata sugli sviluppi del presente e dell'immediato futuro. In questo senso, pur raggruppati per grandi aree di riferimento - teoria, storia, contemporaneità, sviluppi futuri e testimonianze di chi ha lavorato in entrambi gli ambiti - i vari contributi attivano analisi profondamente trasversali. Che riguardano ora le pertinenze più tecnologiche, ora quelle linguistiche; che si interrogano sulle scelte di politica culturale, ma anche sulla reticolarità dei linguaggi nell'epoca postmoderna, superando la querelle tra i due ambiti per riposizionarli nella galassia mediatica, in cui già si dialoga con altri formati, dalla videoarte ai clip musicali, dalla webcam ai videogame.
La brevità dei saggi, se da un lato può apparire un limite alla profondità dell'analisi, viceversa permette il confronto tra più opinioni, da quelle più specialistiche ad altre più discorsive. Da Micciché, qui in uno dei suoi ultimi interventi prima della scomparsa nel 2004, a Canova; da Abruzzese a Ortoleva; da Freccero a Lischi; dai fratelli Taviani a Giordana e Piscicelli, solo per citare alcuni degli intervenuti: al lettore l'onere di schierarsi, ma soprattutto la possibilità di orientarsi meglio nell'attuale panorama delle immagini audiovisive.
Michele Marangi
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