È inevitabile che ogni essere umano abbia i propri ricordi, quei ricordi che sono in grado di scatenare inconsciamente e senza troppa fatica delle sensazioni anche discordanti tra di loro ma che di comune accordo creano un legame indissolubile con quella diapositiva generata nel momento in cui tutto ha avuto inizio. In quanto diapositiva, ciò che ritrae viene proiettato sul nostro personale schermo, ossia la nostra mente o la nostra anima, per essere osservato, analizzato e commentato in un preciso momento della vita, in quell’attimo in cui si ha davvero bisogno di un’ispirazione, di un muto consiglio per poter proseguire il cammino esistenziale. La grande sfortuna che in questi casi accomuna ogni essere umano è che di fatto non tutti i ricordi posso essere classificati come positivi, dal momento che ognuno di noi ha vissuto ed è stato il protagonista anche di esperienze negative che, per quanto dolorose e assoggettate al desiderio di essere dimenticate, contribuiscono attivamente a forgiare passo dopo passo la persona che si vuole diventare. Eppure in tutto questo c’è un però… perché dire le cose è facile, ma viverle è tutta un’altra storia. Il difficile subentra nell’esatto momento in cui questi ricordi iniziano ad essere dei veri e propri segreti, elementi che non possono essere svelati e nei confronti dei quali si sa veramente poco o nulla. E così ci si crea una sorta di maschera, si trova il modo per andare avanti, per sopravvivere all’oscurità interiore e per sperare in un futuro, pur rimando consapevoli del fatto che loro sono lì, in agguato. Come disse Virginia Woolf “Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo”. Perché la verità è che solo chi vive certi eventi in prima persona può davvero comprenderne il significato, il dolore e percepirne sensibilmente la presenza, una presenza che seppur silenziosa e latente, tanto da arrivare a pensare che si sia riusciti a liberarsene, rimane comunque attiva e viva fino a quando non si decide di affrontarla. È questo il caso di Cilka, la protagonista del nuovo romanzo di Silvio Vincenti intitolato Cilka e i suoi segreti. Siamo di fronte ad una giovane vita combattuta tra il desiderio inconscio di scoprire la verità e la ferrea volontà di guardare avanti, all’avvenire. Ma nonostante gli sforzi, ciò che è stato, ciò che non può ottenere delle chiare e precise risposte, prima o poi ritorna, che lo si voglia o no. L’opera offre quindi un importante contributo alla comprensione della natura dei traumi e della loro influenza sulla vita, dando luogo ad una riflessione sulla capacità umana di saperli superare e di trovare la guarigione attraverso la comprensione e l’accettazione di se stessi e del proprio passato, o addirittura attuando una vera e propria riconciliazione con esso. L’autore spinge quindi ogni lettore ad essere coraggioso e determinato per poter così affrontare i propri traumi, trovando la forza di guardare avanti con ottimismo, e li motiva per far sì che siano in grado di considerare la complessità dell’amore e la necessità di riconoscere e accettare quelle verità personali che contribuiscono a definire il loro essere. Queste intime tematiche vengono affrontate da Silvio Vincenti in maniera delicata, ma allo stesso tempo incisiva, cullando i momenti più impegnativi con atti di amore e comprensione così da dare vita ad una solida base sui cui far atterrare, nel momento più opportuno, tutte le verità e ritrovare finalmente l’equilibrio interiore. Leggendo queste pagine si penserà in un modo o nell’altro alla propria vita, perché questa non è solo la storia di Cilka, ma è la storia di tutti noi.
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