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Un'ottima opportunità di riflessione. Una storia, purtroppo, senza tempo. Potrebbe e può accadere anche oggi.
In questo bel romanzo Vassalli narra dell'omicidio Notarbartolo e delle successive indagini, argomento complesso, data l'intricata vicenda, ma che non è il fine dell'opera, in quanto l'autore ci vuole condurre per mano a conoscere uno dei nostri difetti, e cioè la nostra straordinaria capacità di dimenticare, un oblio volontario, forse per rendere meno impietoso il vivere o più probabilmente per l'autoconvincimento che nulla può cambiare e che così va il mondo. In effetti, la figura del mandante, il Cigno (Raffaele Palizzolo), chiamato così per le caratteristiche della sua voce e di certe sue movenze, è il ritratto impietoso di un'Italia in cui non solo la giustizia viene disapplicata, ma anche brulicante di personaggi che, di colpo saliti alla ribalta, vengono poi con il tempo ignorati, così che la loro celebrità e la loro gloria sono effimere. E Palizzolo, prima incarcerato, poi liberato e accolto trionfalmente a Palermo come un eroe, finirà i suoi giorni quasi nell'anonimato, così come Crispi si spegnerà nel silenzio. Entrambi non sono uomini che hanno fatto l'Italia, ma che se ne sono serviti per i loro scopi, per sete di potere, per interessi di parte; le parole della politica risuonano vuote, come vuota è la giustizia, sensibile ai polveroni che ogni tanto s'innalzano, per poi diradarsi, in un gioco in cui tutto pare cambiare per ritornare infine sempre uguale. Vassalli ha scritto un romanzo forse ispirandosi a Sciascia, perché la vicenda, con tutti gli interrogativi che pone, sarebbe stata certamente d'interesse per l'autore di Racalmuto, e, pur senza averne la grande capacità di analisi ferrea, è riuscito tuttavia a confezionare un'opera di ottimo livello, che in talune pagine (quelle relative agli ultimi giorni di Crispi) raggiunge vertici di alta letteratura. Il Cigno è un romanzo di ineccepibile qualità, piacevole da leggere e, soprattutto, valido strumento di riflessione.
Nell'esaminare le cose di Sicilia Vassalli non riesce ad avere l'ironia di Sciascia, ma l'introspezione non gli manca affatto: ha scritto un bel romanzo storico.
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