In-8°, pp. 259, (9), brossura editoriale con titoli in rosso e nero al dorso e al apitto anteriroe con vignetta di Bruno Bramanti. Edizioni di Solaria. Quaderno ottavo. Più che buon esemplare (n°618/700) . Prima edizione, a cura di Alberto Carocci dell' opera prima di Loria. "In queste prime prove narrative il Loria., pur partendo da una problematica psicologica, costruisce un intreccio, un centro narrativo e descrittivo che ha contribuito, in sede critica, ad attribuire alle sue storie il paradigma di "picaresco". Egli trasferisce in una vicenda emblematica e avventurosa di derelitti o di esistenze al margine della vita sociale il rovello di una verità da mostrare per poterla condividere: quella della malattia e della solitudine. I picari loriani sono creature innocenti che scontano la propria innocenza come una colpa in un mondo perverso che li ha obbligati a una vita di bassifondi e di mendicità, di inganni e di afflizione. Isolati, ciascuno nemico dell'altrui disperazione, i personaggi del L. esprimono tutti una patetica ricerca di evasione dalla violenza del mondo. Il L. venne in contatto con l'ambiente culturale vivo e fecondo che ruotava intorno a Solaria, trovando soprattutto in A. Bonsanti, G. Colacicchi e R. Papi amicizie che lo avrebbero accompagnato nel corso dell'intera esistenza. Nel giro dei solariani, che si incontravano al caffè delle Giubbe rosse, il L. poté conoscere, tra gli altri, anche E. Montale e lo scrittore olandese A. van Schendel, delle cui opere era appassionato lettore. Nel marzo 1928, per le edizioni della rivista uscì il già citato volume Il cieco e la bellona, dedicato alla famiglia, che raccoglie le novelle apparse in Solaria, e che ottenne un buon riscontro di pubblico e di critica, con recensioni di Montale, E. Cecchi, R. Franchi." (Cristiano Spila in D.B.I., 66, 2006). Edizioni di Solaria. Quaderno ottavo. Spaducci, p. 164. Gambetti / Vezzosi, p. 62.
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