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L'opera è suddivisa in due parti. Nella prima si propone un'analisi approfondita e particolareggiata della filosofia politica implicita che sottende le azioni di riparazione, con i suoi postulati, le sue istanze e le speranze da esse alimentate, senza disprezzarle o condannarle a priori, nella consapevolezza che esse danno senso e spazio a nuovi rapporti politici. L'idea di riparare i danni della storia è nata in un ambito specifico e peculiare: la cultura giuridica americana, con le class actions intentate dagli ebrei americani deportati nei confronti delle banche svizzere per i depositi mai restituiti. Proprio la persecuzione antisemita rappresenta il punto di partenza dello studio in questione, poiché "il trauma conseguito alla Shoah" ha rappresentato "una forza istituente che ha ristrutturato l'idea stessa di giustizia", determinando una rottura nella storia, nella politica e nel diritto. A partire dalle class actions è emersa la convinzione che fosse possibile risolvere i problemi della storia (Shoah, schiavitù, colonizzazione) con il diritto, e in particolar modo nell'ambito della giustizia civile. Nella seconda parte Garapon intende evidenziare i limiti insiti nelle azioni di riparazione della storia, che si riassumono nell'impossibilità di ricondurre esclusivamente i casi considerati al formalismo giuridico e alla logica del denaro. La soluzione proposta non è quella di liberarsi dal debito attraverso azioni di riparazione, ma è quella di "rifondare una nuova comunità a partire dall'ammissione di un debito reciproco", di accettare l'idea che "nessun paese potrà mai considerarsi definitivamente libero dal peso" di tali debiti e che il denaro non esprime nulla se non è accompagnato da un discorso politico e da un riconoscimento dell'altro.
Elena Fallo
L'idea è che al male prodotto dalla storia si possa rimediare con azioni civili e risarcimenti di natura economica. Il dubbio è se indennizzi e class actions possano fornire una risposta soddisfacente alle istanze di riconoscimento rivendicate dalle vittime dei "danni della storia". Idee e dubbi sono sottoposti al fuoco di fila dell'analisi di un giurista che sa resistere alle tentazioni del partito preso, che sa essere disincantato e appassionato al tempo stesso, perché consapevole sia dei limiti immanenti al diritto, sia della fragile pretesa che il medium giuridico possa sostituirsi a quello politico. Shoah, colonizzazione, schiavitù: a invocare riparazione, nei casi giudiziari presi in esame, è un bando, è un viaggio negli inferi, un'esplulsione dalla comunità politica, un senso di esilio politico ancora vivo, mai rimarginato. L'idea di riparazione, in sede civile, dei danni storici trae origine dal cuore di un evento, la Shoah, che non finisce di tormentare l'Occidente, nonché dalla cultura liberale degli Stati Uniti, che per prima è riuscita a tradurre sofferenze e ferite della memoria in risarcimenti miliardari a favore delle vittime del nazismo.
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