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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2017
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"Chilean electric" è la storia complicata del Cile, e insieme a essa la storia di due donne che crescono e invecchiano insieme, le due generazioni attraverso le quali è passato il cambiamento radicale che ha invaso l’intera nazione. Quel cambiamento che ha visto la luce esplodere e scomparire allo stesso tempo. Come le lucciole di Pasolini, ormai impossibili da avvistare, a causa della luce che da molti anni invade le nostre tenebre.
Questo libro è un gioiello di narrativa breve. Tra finzione, realtà e falso ricordo, l'autrice ripercorre delle tappe non-ideali della "illuminazione" del Chile: cosa cambia in una città quando la luce elettrica sostituisce quella a gas? E gli angoli bui si illuminano, e la luce diventa quasi una divinità?
é il 1883. Per la prima volta nella sua storia, Santiago del Cile verrà illuminata dalla luce elettrica. Portata da una compagnia tedesca, per cui lavora il papà della bambina che assisterà a questo evento. Da quel momento tutto sarà illuminato, anche la notte. Anche le barbarie, anche la dittatura che negli anni settanta attanaglia il paese. La bambina ora è nonna, e consegna, nel buio della notte, la storia dell'arrivo della luce alla nipote. E la nipote autrice scava nella memoria. Sua, della nonna, del paese. Perché la luce elettrica, quello stemma della Ceta che la faceva sentire a casa e protetta, non basta più a tenere lontano i mostri. E allora ci vuole anche la scrittura, per illuminare l'oscurità. Mi sono innamorata della copertina a prima vista. Una disegno incredibile, Cile, Santiago: mio! Non potevo immaginare che avrei avuto di fronte un libricino che mi avrebbe fatta commuovere. Andiamo con ordine, che se no mi confondo, e diciamo qualcosa di sensato, che non sia solo il senso di travolgimento che ho provato verso questo romanzo. Forse amo gli scrittori sud americani perché sono accomunati da una cosa: la mancanza di ruffianeria. Noi autori lo sappiamo bene, come e quando essere ruffiani. Loro lo fanno poco. Penso a Lemebel, a Sepulveda e men che mai lo fa Nona Fernandez, che ti mette di fronte, sotto forma di piccoli corto circuiti, storie che strappano le budella. Scosse elettriche che attraversano la sua memoria. Il discorso di Allende, i Desaparecidos, poi Pasolini dal nulla e la scomparsa delle lucciole, i misteri della nonna, le dita che battono sulla macchina da scrivere capricciosa. Una nazione prima in guerra contro tutti per il salnitro, e il progresso, ma che progresso è se è morta tanta gente, poi in guerra contro sé stessa, vittima del regime, vittima di squadroni che portano via famiglie intere, che finiscono come scomparsi dietro le bollette della luce. Scusatemi se non riesco a essere molto più oggettiva, a parlarvi dello stile, de
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