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Uno degli ultimi lavori di Frank E. Manuel, il volume costituisce un importantissimo contributo alla storia dei modi e delle forme con cui la cultura cristiana si e' rapportata con quella ebraica a partire dal Rinascimento. Il punto centrale, mi pare l'interpretazione delle Sacre Scritture, che in un certo modo costituisce il filtro attraverso cui i filosofi, teologi ed esegeti cristiani osservavano gli ebrei stessi. In un questo senso, il libro apre a territori che sono finora in gran parte inesplorati, come l'influenza della Qabbalah nel pensiero cristiano, e non solo tra coloro che conoscevano l'ebraico (come Pico della Mirandola), ma anche tra coloro che si avvicinavano alla tradizione mistica ebraica per rinnovare, in generale, il pensiero scientifico moderno, e la filosofia. Un nome per tutti, Giordano Bruno, ed infatti al libro di Manuel e' seguito un importantissimo studio su Bruno e la tradizione cabbalistica da parte di una giovane studiosa americana. L'unico difetto del libro, che lo rende meno ben riuscito rispetto ad altri volumi di Manuel, come 'I profeti di Parigi', ma anche 'The Eighteenth Century Confronts the Gods' (1959) (che andrebbe tradotto senz'altro in italiano) e' il fatto che qui l'anziano studioso americano vuole trattare con una massa troppo vasta, geograficamente e cronologicamente, di materiale, e finisce per essere poco chiaro o troppo spicciativo in alcuni punti. Ma il volume costituisce soprattutto una introduzione ed un invito per nuove ricerche, che si concentrino su aspetti particolari di un universo ermeneutico affascinante e sterminato, che ha condizionato, attraversandola da cima a fondo, tutta la prima eta' moderna europea. E' un peccato che l'editore non abbia mantenuto nel titolo l'originale 'The Broken Staff', il ramo spezzato (1992 ed. or.), che costituisce la metafora di fondo del libro, che mostra come il pensiero cristiano del Rinascimento e in parte Illuminismo abbia cercato di ricomporre la frattura originaria tra Ebraismo e Cristianesimo, sorta con il secondo ed
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