Insigne tra le chiese di Forlì, e antica con i suoi almeno mille anni di storia, la chiesa della SS. Trinità è forse tuttora meno conosciuta dai forlivesi rispetto ad altre, e certamente degna di una maggiore e documentata considerazione. Essa conserva da almeno sei secoli la reliquia del capo di S. Mercuriale, primo vescovo di Forlì: proprio questo antecedente legame con la figura del protovescovo è all’origine di un singolare caso di “ricostruzione della memoria”, operata sul finire del XVIII secolo, quando l’edificio subì importanti rimaneggiamenti dal punto di vista architettonico e iconografico, in un esibito rapporto dialettico con la cattedrale di S. Croce e la basilica di S. Mercuriale. Il volume, curato da L. Zambelli, raccoglie sei contributi, in dialogo con quanto finora è stato scritto sulla chiesa, e non senza elementi nuovi e inediti. F. Zaghini traccia un’accurata storia del luogo di culto a partire dai documenti più antichi, evidenziando i legami sia con la storia religiosa di Forlì sia con quella cittadina; inoltre esamina la settecentesca “ricostruzione della memoria”, confutando le notizie leggendarie che ancora circolano in merito all’edificio. F. Foschi ed E. Leoni descrivono l’architettura della chiesa, con le sue opere d’arte, come si presenta oggi agli occhi del visitatore, mentre A.E. Bracci ed E. Lucchi mettono in luce quanto con gli occhi non è possibile vedere, ossia, rispettivamente: ciò che, dopo i lavori settecenteschi, è rimasto sotto il pavimento dell’edificio, individuato attraverso un’indagine con il georadar, e la situazione geologica del territorio limitrofo, che reca tracce di un’idrografia urbana ormai scomparsa. Dei monumenti funebri presenti nella chiesa della SS. Trinità e nelle altre chiese forlivesi, e della loro importanza quanto a fede, mecenatismo e autocelebrazione, si occupa E. Ravaioli, mentre G. e L. Zambelli tornano sull’ubicazione della tomba, ormai perduta, di Melozzo da Forlì, che nella chiesa della SS. Trinità era stato sepolto.
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