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Un libro che è un film. Una sceneggiatura bell'e pronta con le immagini che scorrono tra le righe. Leggi e la fantasia è continuamente stimolata dall'ambientazione torinese e dagli ottimi dialoghi tra i personaggi. Nessuno prevale sull'altro e il protagonismo è spalmato su tutti, dai gestori di uno scalcagnato hotel chiamato Bojan Faust a due giordani che tornano a Torino sperando di riallacciare un discorso positivo con il loro passato torinese; dai clienti del Bojan Faust ai poliziotti carrieristi che in tutti i modi cercano di far chiudere l'hotel. Il dubbio è che ci sia più di un romanzo in queste pagine, una sovrapproduzione di situazioni, ma che nel caos ci stanno fino in fondo. Chi non vorrebbe partecipare a una partita di Sganass, tirandosi i coltelli con la forza del pensiero?
Torino-Italia: spaccato della nostra intolleranza raccontato egregiamente in maniera diversa, senza piangersi addosso. All'inizio sembra un giallo, poi scopri che non lo è: è il potere che s'ingiallisce nelle sue trame oscure e banali. Sembra un noir, ma non lo è: gli sbirri che assediano un hotel zeppo di immigrati non hanno nulla di losco. Sono loschi perché venali e assetati di potere. Sembra un romanzo sull'immigrazione, in un luogo tipico di Torino, San Salvario, ma lo è solo in parte. E' qualcos'altro, un romanzo sull'assurdità della vita, sull'assurdità del potere e sulla bellezza di chi se ne frega dei potenti senza per forza essere pessimista verso il futuro. C'è sempre un punto di fuga dal presente, e una possibilità di fare giustizia anche se illegalmente.
Bel romanzone, davvero. Uno spaccato della Torino poco tollerante alla quale i media danno spazio solo in questo periodo. Il pregio dell'autore è di non focalizzare il romanzo sugli immigrati asserragliati in una scalcinata pensione chiamata Bojan Faust,come in un Fort Alamo dei giorni nostri, ma di raccontare i loro sogni surreali, come la scalata della Mole da parte di un russo, il gioco pazzesco della Sganass che permette loro di estraniarsi dalla realtà, le vicende di una scatenata pizzaiola napoletana, di un gay del Liechtenstein, di due giordani (i protagonisti principali), che tornano a Torino dopo tanti anni e trovano una città diversa, inospitale, razzista, e finiscono in un sacco di guai che li porterà a progettare strani piani per arricchirsi. Dietro a questi personaggi scalpita la legge, quella più servile e arrivista, che usa l'immigrazione per far carriera, che droga l'atmosfera del Bojan Faust per renderlo inviso agli occhi dei cittadini, per trovare un modo per chiuderlo e sbarazzarsi di un luogo scomodo per gli obiettivi politici del commissario Sciandri e dei suoi scagnozzi. Un romanzo reale e surreale al tempo stesso. Divertente, cinico, ironico. Un ottimo concentrato di fantasia e tecnica. Peccato solo per i diversi refusi. Un editing più attento avrebbe fatto di questo libro un grande piccolo capolavoro.
Recensioni
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