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Non il solito libro autobiografico e guerrigliero, scritto molto in "politichese", un po complicato forse in alcuni passaggi, fondamentale però per capire il pensiero e le idee politiche del Che, che lo ha portato prima alla rivoluzione cubana e poi alla tentata rivoluzione boliviana. Marxismo, terzomondismo e internazionalismo del Che sono in primo piano in questo libro. I periodi narrati sono soprattutto quelli della formazione politica del Comandante, dei periodi pre rivoluzionari, del periodo da presidente della banca cubana prima e da ministro dell'industria e dell'economia poi, senza tralasciare gli innumerevoli viaggi diplomatici in tutto il mondo, dopo la rivoluzione cubana. Alcune parti sono da leggere più volte per capirle appieno, ma resta un libro essenziale per chi ammira la vita del Che, da leggere soprattutto prima di iniziare a leggere altri scritti più prettamente riguardanti la vita sul campo di battaglia di Guevara.
Il libro è suddiviso in tre parti: ho trovato la prima parte - firmata da Guillermo Almeyra e riferita alla storia del socialismo - molto ostica. La seconda parte – firmata da Enzo Santarelli e rapportata alle vicende cubane– più lineare e scorrevole. La terza parte contiene la lettera indirizzata da Guevara nel 1965, quando era in partenza per uno dei suoi viaggi africani, al giornalista Carlos Quijano con un passaggio memorabile: “Da molto tempo l'uomo cerca di liberarsi dell'alienazione mediante la cultura e l'arte. Muore quotidianamente durante le otto e più ore in cui funge da merce, per rinascere poi attraverso la sua creatività spirituale.” Una curiosità: dalla pagina finale di questa lettera, Francesco Guccini ha tratto il testo della “Canzone per il Che”.
Un libro che parla di un assassino convinto, di un essere spregevole che molti credono "eroe". Alla stessa stregua dovrebbero essere considerati Erode, Hitler e tanti altri omuncoli mostriciattoli.
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