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Esiste un destino disegnato per ognuno di noi, questo è pressoché certo, ma a quello che ci riserva il destino, siamo in grado di opporci? Possiamo governarlo o più semplicemente sottometterci a quanto già deciso? È questo il grande interrogativo che prevale tra le pagine e saggio su Pavese, breve ma molto intenso, pregno di spunti per riflessioni, spesso complicato. Cesare Pavese non ha bisogno di presentazioni, ognuno di noi ha incontrato i suoi testi a scuola o in età adulta da lettore, eppure il suo ultimo gesto è sempre stato un mistero, difficile da interpretare e distante dalle sue scritture. Come possiamo razionalmente interpretare il suicidio nella fase più ricca e fortunata di questo giovane e talentoso scrittore? Jacques Beaudry prova a trovare queste risposte attraverso le letture che Pavese amava, la letteratura greca e Nord Americana. Alcune similitudini con i personaggi da lui tanto amati sono davvero stupefacenti e anche se ancora oggi rimane un gesto drammatico, forse semplicemente, Pavese si è arreso al suo destino, l’uomo del fato non è un uomo libero e la sua unica libertà è accettarlo , per vivere.
Un testo molto intenso e denso: Beaudry ripercorre non solo la storia di un uomo - Pavese, l'uomo del fato - ma anche e soprattutto la storia di una letteratura che si parla a distanza, che si incontra e si scontra, che si riecheggia nei secoli. Molti sono infatti i riferimenti alla cultura greca (le grandi tragedie euripidee, i poemi omerici) e ancora alla letteratura francese e americana - molto cara, quest'ultima, al nostro Pavese: tanto da scriverne in lungo e in largo. In particolare, l'aspetto che viene evidenziato è quello della fatalità, come recita il titolo: l'idea, costante e ricorrente nella produzione pavesiana, che esista un destino ineluttabile e che il vivere sia accettarlo pienamente e sottomettervisi. In quest'ottica, probabilmente Beaudry riesce anche a dare una sua interpretazione del mistero più grande dell'autore novecentesco: il suo suicidio. Consigliato a lettori che abbiano già scoperto Pavese e soprattutto agli estimatori dei Dialoghi con Leucò.
un testo illuminante, una lettura gratificante che apre molti spunti di riflessione. Bellissimo.
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