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Lettura per palati raffinati La Cena di Cipriano è un formidabile centone di religiosità e comicità romanità e cristianesimo erudizione e teatro. La "cena" (nel senso romano di pasto principale e spesso solenne di banchetto) è quella organizzata da un re biblico (che dissimula le sembianze di Dio padre) per il matrimonio del figlio alla quale convengono vari personaggi del Vecchio e del Nuovo Testamento; le azioni le vesti i piatti di questi ultimi sono simbolicamente legati alle loro vicende o alla loro figura con conseguenti e ricercati effetti parodici quando non addirittura comici. Il testo ha avuto un discreto successo nel mondo clericale e monastico dalla tarda antichità (epoca alla quale risale la prima stesura falsamente diffusa sotto il nome di Cipriano vescovo di Cartagine e martire nel 258 d.C.) alle due rielaborazioni del secolo IX qui pubblicate di Rabano Mauro vescovo di Magonza e del chierico romano e segretario papale Giovanni Immonide. La Cena è un testo totalmente immerso nella Bibbia che usa e reimpasta con scopi via via differenti secondo le versioni: da divertissement erudito e parodico nella redazione più antica a manualetto didattico nelle intenzioni di Rabano a probabile copione per una lettura o una rappresentazione pubblica in Giovanni Immonide. Soprattutto la stesura di quest'ultimo risulta molto interessante e affascinante per le possibilità spettacolari che lascia intravedere nella cornice delle feste pasquali pubbliche di Roma animate da celebri attori comici e da manifestazioni di tipo carnevalesco con musica e danze e alle quali assistono il papa e l'imperatore con le loro rispettive corti. I lettori di Eco ricorderanno poi che Il nome della rosa contiene un'ultima rielaborazione della Cena in forma di sogno apocalittico fatto dal giovane Adso di Melk addormentato nella chiesa dell'abbazia dei misteriosi delitti. Adso aveva letto la Cena quando era novizio e si era divertito a recitarla con i suoi compagni proprio come doveva essere accaduto molte volte nei monasteri e nelle scuole medievali.
Walter Meliga
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