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Carver è davvero un titano del genere racconti. In questa raccolta ho trovato SPETTACOLARI "Penne", "Una cosa piccola ma buona", "Febbre", "La briglia" e ovviamente "Cattedrale". Molto buoni anche "La conservazione" e "Il treno". La bellezza di questi racconti risiede nella loro semplicità e univocità. Sembra di essere lì accanto ai protagonisti, osservatori curiosi e morbosi di eventi ordinari, quotidiani, che non portano a nulla. I racconti di Carver infatti non hanno una fine, si fermano solamente.
Ho letto questo libro con tante aspettative, dato che ne ho sentito tanto parlare ma mi ha deluso. Racconti di una quotidianità in cui non succede assolutamente nulla che alla lunga annoiano. Lo stile di Carver non è male, asciutto come tanti altri scrittori beat americani. Ma il contenuto è davvero povero.
Una delle più famose raccolte di racconti di Carver. Il tono colloquiale rende spesso la narrazione sciatta, priva di soprese e persino noiosa. Ma la grandezza dell’autore risiede anche il questo: far cantare la banalità e il quotidiano, sospeso in un’attesa inoperosa. Alcuni incipit sono fulminanti, così come alcune conclusioni, tra tutte quella che dà il titolo alla raccolta.
Se devo essere sincera questo libro non mi ha lasciato niente. È sicuramente scritto bene, ma lo dimenticherò molto presto.