Batt 3488 Villata_Bonazzi CATTEDRALE DI CREMONA La vicenda della cattedrale di Cremona, una delle più importanti chiese romaniche dell'area padana, e insieme sede di uno dei più importanti cicli pittorici rinascimentali, ci rimanda in qualche modo alla stretta e tragica attualità: la chiesa che consociamo e ammiriamo oggi venne eretta a partire dal 1117, cento anni dopo la primitiva edificazione, a seguito di un rovinoso terremoto. Una cosa che andrebbe ricordata nella mappa del rischio sismico, così come non lo è stato il terremoto di Ferrara del 1570. Cremona, del resto, non è lontana da Mantova, seriamente coinvolta dall'ultimo sisma. E tuttavia proprio quel lontano evento, che pure non spazzò via completamente la chiesa preesistente, ebbe come conseguenza l'edificazione dell'immensa fabbrica dell'attuale Duomo. Il presente volume non è né una storia, né una guida né un atlante fotografico (una pubblicazione di queste caratteristiche è già apparsa nel 2007, presso un'altra casa editrice). L'articolazione del libro, sorvegliata da monsignor Achille Bonazzi, responsabile della commissione arte sacra della diocesi di Cremona (ma anche docente di chimica all'Università di Parma), procede secondo un ordine di antichità, dagli scavi archeologici della cripta alle decorazioni barocche. Di ciascuna di queste sezioni sono presentate una sintetica ma qualificata introduzione storicoartistica e i dati di restauro. Infatti, come appare chiaro sin dal titolo, è proprio il ventennio di restauri ‒ peraltro non ancora conclusi come è ovvio in un cantiere di tali dimensioni ‒ l'argomento del volume, che offre infatti una notevole quantità non solo di dati tecnici, ma di punti di osservazione davvero cospicua e variegata. Prendiamo così confidenza con la pulitura e il consolidamento delle sculture esterne di Giacomo Porrata, 1274, degli affreschi dal Trecento al Seicento, delle tarsie lignee del cosiddetto Armadio del Platina (al centro anche di qualche polemica), delle oreficerie e degli arazzi. Certo, anche se, lo si ripete, lo scopo del libro, peraltro riccamente illustrato, non è quello di fornire un atlante figurativo, si sarebbe apprezzata una scelta meno "localistica" nella riproduzione degli affreschi cinquecenteschi (specie durante i restauri), dove il grande e cremonese Boccaccio Boccaccino fa la parte del leone anche contro il grandissimo e bresciano Moretto e persino contro il sommo e friulano Pordenone, questi anzi decisamente sottostimato, almeno in termini quantitativi. Altre smagliature forse non sono nemmeno tali, ma piuttosto le normali e benvenute frizioni tra letture diverse dei dati formali e documentari: è il caso di quanto resta della marmorea Arca dei martiri persiani, commissionata nel marzo 1479 a Giovanni Antonio Piatti (che muore subito dopo, nell'agosto dello stesso anno) e proseguita tra 1480 e 1482 e firmata da Giovanni Antonio Amadeo. Secondo Bonazzi l'opera è sostanzialmente di Amadeo, mentre subito dopo Marco Tanzi rivendica il ruolo preminente di Piatti, che però a lume di logica ‒ sarebbe forse morto
di fatica, avendo eseguito in quattro mesi e mezzo quasi tutta l'opera che poi Amadeo ci metterà due anni, secondo questa impostazione critica, a concludere e assemblare. Insomma un libro "aperto", vivo, a tratti anche appassionante, e di sicura utilità per gli studi. Edoardo Villata
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