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Quando anche nella banale discussione politica televisiva da talk show si parla, magari con superficialità, di stato d'eccezione, di guerre umanitarie, di sovranità, attenzione. Dietro questi concetti, se ne guardino bene lor signori, c'è il pensiero teso del grande vecchio della politologia europea (ma lui era e si definiva, correttamente, giurista). Un'ombra lunga e molto ingombrante quella dell'ultra conservatore Carl Schmitt, addirittura processato a Norimberga e chiuso in una carcere americano dopo la seconda guerra mondiale. Questo libro raccoglie saggi brevi che hanno avuto un successo straordinario: Teologia Politica e Il concetto di politico, altri preannunciano le riflessioni poderose contenute ne Il Nomos della Terra. Un classico imprescindibile del pensiero politico.
Libro imprescindibile non solo per un qualsiasi studioso del giurista e filosofo tedesco, ma anche per un qualsiasi studioso di filosofia politica. Fu Carl Schmitt, infatti, a teorizzare per la prima volta le "categorie del politico": se per l'estetica vale la distinzione fra bello e brutto, se per l'etica vale la distinzione buono e cattivo, in politica varrà la distinzione "amico-nemico". In quest'opera, in ogni caso, si possono trovare i germi (siamo comunque negli anni '20, nella fase iniziale del suo pensiero) della critica al liberalismo (da una prospettiva non socialista) e dei problemi relativi al diritto internazionale.
Lettura obbligata per qualunque studioso del giurista tedesco. In esso sono raccolti diversi saggi, tra i quali i famosissimi scritti "il concetto del politico" e "Teologia politica", ma anche alcuni minori, ma non per l'eco che ebbero nel loro contesto, come "Legalità e Legittimità" e "Appropriazione, divisione, produzione". Un punto di riferimento al quale tornare continuamente per tutti i lettori di questa figura controversa e geniale del primo Novecento.
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