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Anno edizione: 2011
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È l'8 agosto 1956 a Marcinelle, nei pressi di Charleroi, il turno di giorno è da poco iniziato alla miniera di carbone del Bois du Cazier; in profondità c'è poca luce che stranamente invece non manca in superficie, perché la giornata non è, come quasi sempre, grigia, ma c'è un bel cielo azzurro. All'improvviso dense volute di fumo si sprigionano all'uscita del pozzo numero 1: è da poco iniziato un disastro che condurrà alla morte 262 dei 274 uomini impegnati al lavoro e di questi 262 ben 136 sono immigrati italiani. È la catastròfa, una parola metà dialetto e metà francese, con cui verrà ricordata questa tragedia e di essa parla Paolo Di Stefano in questo libro, frutto di ricerche, di interviste ad alcuni dei pochi superstiti e ai familiari delle vittime, un coro di voci che, se non reclama più giustizia, però si leva affinché non si dimentichi, non cada nell'oblio, come del resto stava accadendo, a tanti altri fatti luttuosi accaduti e che hanno riguardato nostri connazionali all'estero e in patria. A fronte di questa umanità dolente troviamo i freddi verbali, le perizie, le parole vuote, pregne di retorica, dei nostri politici, fra i quali Giuseppe Saragat e Giovanni Leone. Braccia contro carbone, schiavi contro l'energia per le fabbriche dei nostri industriali, gente che partiva dal paese senza aver nemmeno nulla da mangiare durante il viaggio, in fuga dalla miseria verso le fauci della miniera. Dobbiamo ricordarci di questi nostri emigranti, l'Italia deve a loro molto di più di quanto - in pratica nulla -ha fino ad ora loro dato; con il loro duro lavoro, con il loro sacrificio, hanno fatto ritrovare alla loro nazione quella dignità che una guerra insensata aveva cancellato. Da leggere, per riflettere, ma soprattutto per non dimenticare.
Un reportage di voci per testimoniare una tragedia che rischia di finire dimenticata. Non facilissimo da leggere, non tanto per il tipo di "montaggio" delle testimonianze, quanto per la forte emozione che spesso destano queste. Sono storie che dovrebbero conoscere soprattutto i giovani, ma dubito che tra loro abbiano sufficiente diffusione.
bellissimo. e magistrale. a rigor di logica Di Stefano qui fa da "curatore del montaggio": come nei film monta le storie, le voci, i fatti, i documenti e le proprie parsimoniose parole per restituirci la potenza di questa tragedia, il contesto e l'Italia che cedeva i suoi figli per riaverne carbone. Ma non so immaginare nulla di più magnificamente "autoriale" di un libro del genere. o meglio, per me sta a fianco del lavoro di Alessandro Portelli "l'ordine è già stato eseguito" e dello straziante "preghiera per chernobyl" di Svetlana Aleksievic. più che 5 darei 10 a tutti e tre.
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