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Il caso Franz Stangl - Dominique Sigaud - copertina
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Il caso Franz Stangl - Dominique Sigaud - copertina

Descrizione


Franz Stangl, nato in Austria nel 1908, ottimo poliziotto, arruolato nella Gestapo dopo l'Anschluss, l'annessione dell'Austria al Terzo Reich di Adolf Hitler, capace di fare una rapidissima carriera che lo porta a diventare prima sovrintendente e poi luogotenente del programma di sterminio T4, e infine comandante dei campi di Sobibor e Treblinka. La sua ultima promozione. Poi la disfatta, la fuga in Italia, i documenti e un'identità falsa, una seconda fuga in Brasile, ventidue anni di anonimato fino all'arresto nel 1967, e poi l'estradizione in Germania, il processo, la condanna all'ergastolo. Poco prima di morire rilascia una lunga intervista, che si conclude con una frase strana: "Per la prima volta oggi ho detto tutto, e adesso non ho più nessuna speranza". Speranza di cosa? Di un perdono? Di una dignità ancora possibile? Di dare agli altri una chiave per capire l'inaccettabile di ciò che è stato? Dominique Sigaud, giornalista e scrittrice con all'attivo già una ventina tra saggi, romanzi, reportage, coglie in quel dubbio finale qualcosa di completamente diverso da quanto è stato detto, negli anni, dai tanti altri assassini nazisti. E allora decide di cercare di capire, e si mette sulle tracce di quest'uomo, ricostruendone tutto il percorso, la coerenza e la metodicità di un umile funzionario della follia, fino all'abisso.
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Dettagli

2014
15 gennaio 2014
180 p., Brossura
9788867991136

Voce della critica

  L'incontro fondamentale di un'esistenza può consumarsi anche attraverso la lettura di un libro, la visione di un'immagine, la scoperta di un abisso che non trova un lessico adeguato alla sua descrizione. La scrittrice francese Dominique Sigaud, giornalista di guerra e profonda conoscitrice dell'Africa, percepisce quella increspatura impercettibile, ma irrevocabile a dodici anni, quando, per la prima volta, vede in un film i corpi scheletrici sopravvissuti alla Shoah e quelli defunti, accatastati gli uni sugli altri. Qualche anno più tardi incontra, attraverso le parole di Gitta Sereny contenute nel libro In quelle tenebre, Franz Stangl, membro inappuntabile della Gestapo, sovrintendente e poi luogotenente del programma di sterminio dei disabili T4, comandante dei campi di sterminio di Sobibór e Treblinka. Arrestato nel 1967 dopo una lunga latitanza in Brasile, viene estradato in Germania, dove muore in carcere per un arresto cardiaco. Un incontro terribile, che smuove nelle fondamenta l'idea stessa dello stare al mondo e per descrivere il quale, senza cadere nella retorica o nella semplificazione, l'autrice inventa un lessico inedito. Né solo guerra né solo Shoah, bensì werra, un'antica parola francofona che racchiude il duplice significato di disordine e scandalo, il disordine della conflitto armato e lo scandalo dell'annientamento totale. Scova quindi un'immagine semplice, tratta dal mondo delle fiabe, per descrivere il male che si traveste da dragone dalle mille teste, in grado di rigenerarsi dopo decenni di distanza da werra in Ruanda, nei Balcani, nelle prossimità del nostro quotidiano, grazie alle tante x che rinunciano alla propria responsabilità individuale. La promettente impostazione sulla figura di Stangl nel rapporto con se stessa, sembra però tradire Sigaud poco prima della metà del suo saggio, quando cade in una ripetizione ripiegata su se stessa delle sue intuizioni iniziali. Quasi una terapia psicanalitica individuale che tradisce l'iniziale valenza universale del suo discorso.     Donatella Sasso

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