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Garcìa Lorca terminò ‘La casa di Bernarda Alba’ a Madrid nel giugno 1936. Due mesi più tardi, all’alba del 19 agosto, nel vallone di Viznar, a pochi chilometri da Granada, il poeta veniva ucciso dai falangisti. Le vicende della guerra impedirono la rappresentazione, prevista in un primo tempo per l’autunno dello stesso anno. Il dramma dovette attendere sino al 1945, quando l’8 marzo, fu portato in scena al Teatro Avenida di Buenos Aires dalla grande Margarita Xirgu, una delle attrici preferite dal drammaturgo, la stessa che molti anni prima aveva interpretato ‘Mariana Pineda’, ‘Yerma’ e ‘Dona Rosita’. Gli studiosi considerano ‘La casa di Bernarda Alba’ il capolavoro di Garcìa Lorca e la più importante opera del teatro spagnolo contemporaneo. Un dramma di sobria e cupa potenza, mirabilmente equilibrato, essenziale, completamente spoglio da ornamenti superflui, privo di indulgenze, preciso e serrato. Lo stesso autore, che ha voluto adottare la significativa definizione “documentario fotografico”, lasciò scritto: “ho soppresso molte cose in questa tragedia, molte canzoni facili… voglio che il lavoro possegga severità e semplicità”.
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Premetto di aver letto questo libro in spagnolo e mi è piaciuto molto. In questa piccola "tragedia casalinga" si percepisce appieno la situazione della Spagna di quel tempo, in particolare dell'Andalusia. In questa casa vige un certo regime dettato dalla dispotica Bernarda, madre di cinque figlie, costrette a restare a casa per osservare il lutto del marito della protagonista per otto anni senza poter intrattenere rapporti con l'altro sesso. Il ritmo della storia man mano aumenta sempre di più dopo la scomparsa di una fotografia, fino ad una fine tragica. Particolarissimo il cromatismo che utilizza Lorca, dai vestiti delle fanciulle ai colori dell'abitazione che con il progredire della storia cambiano da "habitación blanquísima" , "habitación blanca" ed infine "lijermente azulado".
angosciante previsione di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco: il clima che si respira in casa di bernarda sarà il clima della spagna dopo la guerra civile. una dittatura "casalinga".
Quando l'avevo letto in italiano non mi rendevo conto della bellezza del libro e della profondita' introspettiva che conteneva. Leggendolo in spagnolo e' tutta un'altra cosa. E' evidenziata in tutta la sua tragicita' la vita dell'Andalusia di fine ottocento. Dovrei dare due voti: basso per la versione in italiano, alto per la versione in spagnolo. Purtroppo questo libro, che e' stato pubblicato postumo, risente, nella parte finale e conclusiva, dell'opera non proprio all'altezza di coloro che si sono occupati della raccolta dei vari manoscritti e annotazioni lorquiane. Merita di essere letto. Saluti a tutti. Sergio
Recensioni
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