La "Casa del governo" è diverso da qualsiasi altro libro sulla Rivoluzione russa e l’esperimento sovietico. Nella tradizione di "Guerra e pace" di Tolstoj, "Vita e destino" di Grossman e "Arcipelago Gulag" di Solženicyn, la scrittura magnetica di Slezkine racconta le vicende degli abitanti di un enorme edificio di Mosca, dove vissero gli ufficiali del Partito comunista e le loro famiglie prima di essere epurati dalle purghe di Stalin. Una narrazione folgorante delle vite pubbliche e private di donne e uomini che hanno creduto nel bolscevismo, che comincia con la loro conversione al comunismo e finisce con la perdita della fede da parte dei loro figli, mentre sullo sfondo crolla l’Unione Sovietica. Completata nel 1932, la Casa del governo, oggi conosciuta come la Casa sul lungofiume, era non lontano dal Cremlino, lungo la Moscova. Cinquecentocinque appartamenti ammobiliati erano collegati da spazi comuni che contenevano tutto, dal cinema alla biblioteca, dal campo da tennis al poligono di tiro. Slezkine racconta la storia spaventosa degli abitanti della Casa, di come vivessero tranquillamente negli appartamenti e governassero lo stato sovietico, fino al giorno in cui quasi ottocento persone furono sfrattate e condotte, una a una, in prigione o alla morte. A partire da lettere, diari, interviste e centinaia di fotografie rare, "La Casa del governo" intreccia biografia, critica letteraria, storia dell’architettura insieme a nuove affascinanti teorie della rivoluzione, a profezie millenaristiche e all’affresco di un regno del terrore. Il risultato è l’indimenticabile saga umana di un edificio che, come la stessa Unione Sovietica, è divenuto una dimora maledetta, un luogo tormentato per sempre dai fantasmi di chi è scomparso. )
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