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Ecco una chicchina da 144 pagine che ti ritroverai a leggere in meno di un'ora. Scritto a fine del 1800 tratta, ahimè, una tematica quanto mai attuale: la violenza psicologica e gli abusi domestici sulle donne. E' un racconto in prima persona che parte da un'esperienza autobiografica dell'autrice che ha sofferto di una grave forma di depressione post partum. Si tratta di un diario in cui la protagonista ci rende partecipe della sua convivenza con una forma di esaurimento nervoso, a cui lo stesso marito, il "premuroso" dottor John, pone rimedio rinchiudendola in una gabbia, le cui sbarre sono proprio le amorevoli e manipolatrici cure del marito. Si tratta di una lettura capace di tenerti incollata e farti mancare il respiro. Il racconto parte piano per poi avere un incedere sempre crescente sulla crisi psicotica della protagonista. Il climax lo si raggiunge proprio con il finale: non ti nascondo che mi ha lasciato interdetta per qualche minuto, il tempo necessario per permettermi di rimettere insieme tutti i pezzi. Lo consiglio vivamente, ma consiglio anche di scoprire chi è l'autrice, donna femminista, indipendente e artista poliedrica che, mea culpa, non conoscevo ed in un batter d'occhio ha conquistato un posto sul mio personale podio delle donne meritevoli di tutta la mia stima.
Racconto breve ma intenso, disturbante. Testimonianza degli effetti negativi della Rest Cure praticata nell'America di fine Ottocento. Consigliato a tutti gli amanti dell'horror psicologico.
Racconto breve basato sull'esperienza personale dell’autrice a cui era stata diagnosticata una depressione post partum. Il racconto è una critica alle cure prescritte alla fine del XIX secolo per i disturbi psicologici femminili. Alla fine della narrazione, come per la protagonista, ci è difficile distinguere realtà da immaginazione.
Recensioni
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Riscoperta dall'editoria italiana in questi ultimi anni, Charlotte Perkins Gilman è stata una delle agitatrici più efficaci del movimento femminista utopista inglese. Fondò una rivista letteraria misurandosi sempre con la questione femminile che fu al centro dei suoi racconti brevi e di qualche tentativo di romanzo. Il suo testo più celebre è certamente The Yellow Wallpaper, ora riproposto con testo inglese a fronte dalla Vita Felice. In questo lungo racconto, Gilman affronta la questione della depressione post partum che afflisse anche la scrittrice dopo la nascita della sua unica figlia. La paralisi che coglie la protagonista, reclusa in una stanza di un grande villa nella campagna inglese, è descritta con una particolare abilità, tanto che il testo ha un evidente fondamento autobiografico. La donna, accudita da un amorevole compagno, abbandona ogni attività per dedicarsi quasi completamente all'osservazione di un carta da parati di un giallo assai sgradevole. L'insistenza del suo sguardo giunge a proiettare sul muro una figura di donna sempre più viva e aggressiva nei suoi confronti. Colta da una specie di raptus, la donna strappa tutta la carta dalle pareti, quasi preda di un'animalesca follia, davanti al marito sbigottito. Un testo anomalo e, per quanto rivolto alla critica sociale, ancora fortemente legato alla cultura vittoriana, al suo lato in ombra, al punto che si può ascrivere al genere gotico, dove la sofferenza femminile assume la forza dirompente di un incubo a occhi aperti.
Camilla Valletti
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