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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Ci sono almeno quattro buone ragioni per leggere questo bel libro. 1. Imparare che la parola "carpaccio", oggi nota a tutti perché dà il nome a un piatto di carne o di pesce serviti crudi e a fettine, deriva dal cognome di un pittore che fu amato nella propria epoca (visse tra il 1460 circa e il 1526), ma è oggi poco noto. 2. Gustarsi la prima sezione del libro, nei cui due capitoli ("Il tempo di Carpaccio", pp. 7-23, e "L'arte di Carpaccio", pp. 25-98) l'autore ricostruisce minuziosamente la vita e l'evoluzione stilistica del pittore, inserendole nel contesto storico nel quale si è svolta, cioè la Repubblica di Venezia tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. 3. Centellinare la seconda sezione del libro, nella quale per oltre 120 pagine lo storico dell'arte passa in rassegna in ordine cronologico i ventotto quadri più significativi della produzione pittorica di Vittore Carpaccio, accompagnando ogni scheda con delle stupende riproduzioni fotografiche ora dell'intero dipinto ora di un suo dettaglio curioso. 4. Abbandonare il trito e ritrito luogo comune secondo il quale Sgarbi sarebbe solo una specie di fenomeno da baraccone e di strillone televisivo. Chiunque abbia provato a leggere anche soltanto uno qualsiasi dei suoi numerosi libri di storia dell'arte o abbia avuto la fortuna di assistere a una sua conferenza o lezione magistrale lo sa già benissimo, ma purtroppo troppi non lo hanno ancora fatto. Dunque buona lettura, capre! "Pensare che Carpaccio sia stato un semplice illustratore vuol dire fraintendere l'intima essenza della sua arte narrativa, governata da un'immaginazione che non trascende mai i limiti di una ragione vigile e "metodologica". Carpaccio, insomma, dà rigore alla fantasia, rende verosimile l'irreale, costruendo spazi reali con paesaggi e architetture inventate oppure, in altre circostanze, dando una sostanza onirica e visionaria a citazioni di architetture reali." (pp. 31-32) Vittore Carpaccio (1460 circa - 1526)
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