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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2013
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Sorta di Lessico famigliare dieci anni dopo, Caro Michele è un romanzo dai personaggi dispersi, divisi dall'incomunicabilità e destinati alla solitudine, e la scelta del genere epistolare suona provocatoria e simbolica.
«Il libro che una madre avvelenata può scrivere strappandosi di dosso i panni di madre» – Erri De Luca
«Tutte le vite che s'intrecciano in questo romanzo sono fatte di passi sbagliati. Ma a nessuno di questi sbagli si sarebbe potuta opporre una scelta giusta e nessuno di questi passi avrebbe potuto essere indirizzato verso un traguardo migliore» – Cesare Garboli
«Caro Michele»: il piú classico degli incipit epistolari è quello che Natalia Ginzburg sceglie come titolo del suo romanzo. Una madre già avanti negli anni ma ancora giovane e un figlio lontano fisicamente e ancor piú (e soprattutto) distante nelle idee, nelle esigenze, negli affetti e nei dolori. Un figlio per il quale la madre prova rancore, ma dal quale non riesce a staccarsi; e l'ultimo, irrescindibile cordone ombelicale è fatto di sole lettere. Sorta di Lessico famigliare dieci anni dopo, Caro Michele è un romanzo dai personaggi dispersi, divisi dall'incomunicabilità e destinati alla solitudine, e la scelta del genere epistolare suona provocatoria e simbolica.
Con la cronologia della vita e delle opere, la bibliografia essenziale e l'antologia della critica.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La Ginzburg recupera il romanzo epistolare, genere ormai desueto, e costruisce uno spaccato dell'epoca con un umorismo disperato che lo rende un libro di grande importanza e una testimonianza storica e sociale.
Pubblicato nel 1973, “Caro Michele” è un romanzo epistolare della celebre autrice Natalia Ginzburg. Michele, ragazzo ventitreenne, è una figura assente, in costante fuga dalla famiglia borghese e dai genitori opprimenti. Il giovane attivista politico, sfuggente e balordo, ci viene presentato attraverso un fitto scambio di corrispondenza tra parenti ed amici; la madre Adriana, preoccupata per le sue sorti, è una donna angosciata, alla continua ricerca di informazioni e rassicurazioni sul figlio sbandato. Tra difficoltà, incertezze e paure, Natalia Ginzburg, pagina dopo pagina, mette in luce le fragilità delle dinamiche famigliari, l’incapacità comunicativa tra genitori e figli e le distanze incolmabili tra generazioni diverse. Con uno stile essenziale ed asciutto, l’autrice ci regala un romanzo breve, doloroso e malinconico.
Lettura solo apparentemente semplice, è in realtà la desolante fotografia di un gruppo di persone infelici e insoddisfatte, che stanno insieme non solo per il legame di sangue o affetto, ma soprattutto per il bisogno di parlare agli altri di sé, delle proprie malinconie. Sentono di non avere niente, quando invece hanno tutto, e niente desiderano se non, forse, i ricordi e "le memorie." È l'amara rappresentazione della natura opportunistica di certi rapporti - come nel caso dell'odiosissima e parassitaria Mara - e della distanza profonda che si cela dentro le relazioni umane. Che classe, la Ginzburg.
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