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Anno edizione: 2020
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Ezio Albrile ci offre un’avvincente ricostruzione della ricezione degli Oracoli Caldaici e dei loro insegnamenti teurgici, inquadrati alla luce della loro interpretazione neoplatonica, nella cultura rinascimentale italiana quattrocentesca, ad opera del monaco basiliano e cardinale Bessarione. Dotto filosofo bizantino, Bessarione s’impegna in un’instancabile ricerca di manoscritti greci e si dedica allo studio dei filosofi neoplatonici con l’intento di promuovere un progetto volto a salvare dalla distruzione – scorta nella conquista ottomana di Bisanzio – la grande tradizione della cultura greca, operando una lettura del neoplatonismo teurgico in una stretta interconnessione con il cristianesimo, alla luce di idee quali la prisca theologia e i platonica mysteria. Albrile ripercorre nei suoi aspetti salienti una vicenda complessa, che prende le mosse, nella temperie culturale filosofico-religiosa del II secolo d.C., dalla codificazione di una sapienza oracolare sincretistica in una perduta opera poetica, volta a svelare una visione misterica del divino e una via rituale per conseguire la divinizzazione. I filosofi neoplatonici, in primis Giamblico, ne trasfigurarono i contenuti nel proprio pensiero. Albrile ricostruisce con grande erudizione, finezza analitica, brillantezza espositiva e innovative prospettive filologiche, l’universo degli Oracoli Caldaici, i caratteri della teurgia e la sua lettura giamblichea espressa nel De Mysteriis, la traslazione di questo retaggio culturale nel mondo bizantino (con figure come Psello e Pletone), il suo approdo nell’Occidente latino, la figura di Bessarione e il suo peso in questo scenario. L’Autore si sofferma anche su aspetti della tradizione manoscritta del De mysteriis, riservando particolare attenzione a un codice bessarioneo – il ms. Taurinensis graecus C. IV. 20, consultato direttamente dallo studioso presso la Biblioteca Universitaria di Torino – che forse non ha ancora svelato tutti i suoi misteri. Da leggere.
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