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«Cara Liviuccia, non preoccuparti per me. Ho raramente il mal di testa piccolo, mentre quello grande l’ho avuto solo sabato mattina, legato alla cena della notte precedente. Del resto, esiste la grazia di stato di cui sono testimone ormai da tanti anni...»
Il mittente di questa lettera del 1960 è Giulio Andreotti e il destinatario è sua moglie Livia. È la sorpresa postuma che filtra dalla maschera di imperturbabilità del personaggio: il potente politico democristiano scriveva regolarmente, su fatti pubblici e privati, alla moglie, cui lo legava un profondo rapporto di fiducia, in grado di infrangere la sua innata riservatezza. Queste lettere, raccolte per la prima volta a cura dei figli, coprono l’arco di due decenni e portano alla luce una famiglia sempre gelosamente protetta dal leader democristiano, che concludeva le missive con la postilla «baci ai bambini». Raccontano dei viaggi, dei pranzi e degli incontri con ambasciatori o cardinali, delle riunioni in Parlamento o degli impegni di partito e di quando, in assenza della famiglia, andava a dormire dalle suore sopra le catacombe di Priscilla, sulla Salaria. Le confessioni di De Gasperi, l’ictus di Segni o i retroscena dell’elezione di Montini al Conclave del 1963 si mescolano agli aneddoti sul barbiere di Gronchi a piazza Barberini, alle complicità della vita coniugale o all’orgoglio per i risultati scolastici dei figli. «Cara Liviuccia, non preoccuparti per me. Ho raramente il mal di testa piccolo, mentre quello grande l’ho avuto solo sabato mattina, legato alla cena della notte precedente. Del resto, esiste la grazia di stato di cui sono testimone ormai da tanti anni...».
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Il libro ci offre un'angolatura ancora ignota del grandissimo statista democristiano. Di lui già conoscevamo la cultura, la competenza e la passione politica, la genuina e sincera fede cattolica vissuta con autentico slancio apostolico, l'onestà e lo spirito di servizio al prossimo e alla collettività che ne animavano l'azione. Ora ne conosciamo anche i tratti del marito e del padre premuroso e affettuoso, nella solidità di una vita matrimoniale, certamente aiutata dalla robustezza del tessuto familiare che ancora caratterizzava la società italiana prima dei guasti prodotti dalla legge sul divorzio, ma personalmente alimentata e vissuta. Davvero esemplare.
A ME è PIACIUTO MOLTO, DA LA POSSIBILITA' DI CAPIRE BENE IL CARATTERE E LE ABITUTIDI DELLO STATISTA ANDREOTTI E DEL SUO RAPPORTO CON LA MOGLIE E FIGLI. SI LEGGE MOLTO BENE E NON ANNOIA MAI. MOLTO MEGLIO ANCHE RISPETTO AI "DIARI SEGRETI".... LO CONSIGLIO, ANCHE PERCHE RIESCE A STRAPPARE SORRISI ESSENDO DOTATO DI UNA FORTISSIMA IRONIA
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