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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'Autore rispolvera l'artificio letterario del manoscritto ritrovato, nella variante di un'antica canzone popolare di cui vuole decifrare il senso. Questo è lo spunto per un giallo storico appassionante. Le scelte linguistiche mi sembrano funzionali a ricreare l'atmosfera del tempo e dei luoghi: per questo motivo per esempio il giudice prende appunti su un "calepino" invece che su un taccuino. La soluzione del giallo, pur sorprendente, non è imprevedibile, e questo lo considero un merito. Quello che invece mi sembra un limite dell'intreccio è l'eccessiva "puntualità" con cui gli aiutanti entrano in scena a portare il loro contributo alle indagini. Nel complesso è comunque un bel romanzo che ha come fulcro un'opera di ingegneria idraulica realizzata nel 1500 e ancora oggi esistente.
Spunti buoni e progetto ambizioso. Non sempre il ritmo narrativo è all'altezza dell'intreccio
Il classico libro del quale ho pensato: finalmente l'ho finito. Decisamente pesante. Sull'onda di "Treno 8017", sempre di Perissinotto, ho voluto comprare anche questo romanzo...ma l'ho trovato davvero ostico da buttare giú...e infatti ne ho inframezzato la lettura con l’ultimo di Camilleri. L’intreccio giallo mi aveva incuriosita anche perchè ambientato tanto in lá nel tempo e in effetti la trama puó essere considerata interessante, dal punto di vista strettamente storico...ma lo stile è pesantissimo, davvero da sedicesimo secolo, con numerosissime parti in latino per riportare i vari editti di cui si serve il protagonista per tentare di capire chi ha incastrato Colombano. Faticoso. Peccato, perchè i personaggi sono ben inquadrati nel loro contesto sociale e la vicenda, fosse stata scritta in maniera un po’ piú “attuale”, sarebbe sicuramente risultata intrigante il giusto.
Recensioni
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scheda di Valletti, C. L'Indice del 2000, n. 09
Anche in questo secondo romanzo Perissinotto gioca con gli strumenti cui già aveva abituato il lettore alla sua prima prova. Gli elementi caratterizzanti sono infatti i medesimi: l'ambientazione e il trascorrere dei tempi storici, il relativo uso della lingua che via via si adatta alle diverse voci del racconto, il metodo d'indagine che sfrutta le fonti sia come veri e propri documenti sia come prove che concorrono a sciogliere il caso in esame. Perché La canzone di Colombano è il racconto di un processo dalla prima fase istruttoria alle conclusioni e al giudizio finale. Se lo schema è semplice, complesso è invece l'intreccio dei personaggi, il loro alternarsi fra registro alto e registro basso, fra linguaggio parlato e linguaggio fortemente codificato. Sulla ossatura del racconto, sulla matassa ingarbugliata degli avvenimenti che si muovono nell'alta Val di Susa sul finire del Cinquecento in un contesto ancora decisamente feudale di dazi, di conflitti tra autorità ecclesiastica e temporale, di economia pastorale e di neutralizzazione di qualsiasi espressione marginale in favore del potere omologante dell'Inquisizione, Perissinotto fa calare il racconto. Con il suo portato di romanzesco, di emotività e di compassione. Allora si ricostruiscono gli stereotipi del moderno: il giovane giudice è ossessionato dalla sua doppia identità di contadino e di intellettuale; l'accusato, nella sua solitaria sfida, è l'eroe di un tempo che ancora deve arrivare; il potente mandante, nonostante gli inganni, sembra poi essere annichilito dalla potenza della verità. E qui il linguaggio si fa lirico e contemplativo. L'autore ripercorre i luoghi del racconto in un presente ancora non pacificato, ancora in cerca di rimozione.
Camilla Valletti
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