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Il libro più triste che io abbia mai letto in assoluto. Una tristezza che ti entra nelle ossa e nel cuore, come se ti entrasse la terra dei campi arati fra le unghie a forza di lavorarci, e si potesse annusare l'odore che emana ed, in silenzio, udire il rumore del vento. Una vita difficile e dura, ma non per questo meno viva è quella di Chris e degli altri abitanti di questo romanzo. Abitanti e non protagonisti, perchè Canto del tramonto è una terra, non un romanzo. E' terra di Scozia, terra aspra e dura ma mai crudele, come dice Gibbon. Una terra che tanto chiede ma che altrettanto dona. Così come la vita.
Libro indimenticabile! Splendida la Scozia, protagonista ancor prima di Chris, a sua volta donna che ognuna di noi potrebbe essere. Ma quelli che mi resteranno nel cuore sono due personaggi, Chae e Long Rob, che pochi uomini saprebbero essere. Complimenti a Massimiliano Morini, io di libri ne leggo veramente tanti, e so quanto incide la traduzione nel piacere che provo. E questo libro è diverso da tutti. Complimenti davvero.
Uno tra i romanzi più belli che ho letto! Divertente e commovente allo stesso tempo.PIuttosto complicato,inizialmente,per la dialettica e per la dettagliata descrizione del periodo storico narrato. Ma ciò non deve scoraggiare il lettore. Ne vale davvero la pena!
Recensioni
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Le prime pagine del romanzo sono davvero scoraggianti tanto irto è il linguaggio di termini dialettali italiani di parole storpiate e di forme sintattiche strampalate che dovrebbero rendere la miscela di parole inglesi e scozzesi lo Scots personalissimo di uno scrittore di nicchia che finalmente possiamo conoscere grazie alla buona traduzione di Massimiliano Morini. Ma ben presto la straordinaria musicalità della prosa del grande scrittore scozzese cattura l'orecchio trascinando il lettore nel pieno della vita del villaggio di Kinraddie a nord di Aberdeen. Ambientato nei primi del Novecento il romanzo è il primo della trilogia Il libro della Scozia (A Scots Quair) pubblicata tra il 1932 e il 1934 e dei tre (gli altri due sono Cloud Howe e Grey Granite) è senz'altro il più compiuto. Si apre con un preludio sorprendente una sorta di zoomata rocambolesca sulla storia del villaggio da Guglielmo il Conquistatore alla Grande guerra. Poi il racconto plana su una brughiera coperta di ginestre e di erica dove Chris Guthrie se ne sta pigramente sdraiata al sole. Da subito l'obiettivo si sposta sui volti di altri personaggi fino a inquadrare un'intera comunità. Ma il perno del romanzo rimane Chris personaggio di notevole spessore psicologico e forza drammatica. La vediamo crescere in una famiglia dominata da un padre rozzo e violento superare durissimi ostacoli fino al raggiungimento di una piena coscienza di sé. Divisa tra la propria anima scozzese che la lega alla sua gente sgarbata e quella inglese che la spinge verso i libri e la cultura Chris approda a una scelta di campo quando la furia della guerra stravolge la vita del suo villaggio di Kinraddie. Il senso della perdita è raccontato senza sentimentalismi e senza nostalgia per il passato. Il tragico si mescola costantemente con il comico in questo romanzo dall'impianto formale sorprendentemente moderno o meglio modernista. Il narratore partecipa all'azione e mentre coinvolge il lettore nella storia appellandolo con un continuo tu si intrufola nei pensieri dei personaggi in ripetuti stralci di monologo interiore. La prosa ha un vero e proprio andamento metrico che ricorda il passo della poesia anglosassone.
Sussanna Battisti
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