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Prosa accattivante. Atmosfera sospesa e trsa. Temi sottili , ma vertebrati. Un autore già conosciuto e vissuto specie nelle sue "Dimore inquietanti". Per me consigliatissimo.
Riletti con grande piacere i migliori racconti di questa bellissima antologia, su 20 storie, almeno la metà sono perle purissime di raffinato weird, Dalla stessa parte (allucinazioni demoniche o turbe psichiche?), Il modello di cera vergine (trama davvero misteriosa e inquietante, cos'era quel bambino?), il bizzarro funerale in Polvere eri, racconto di una profondità pazzesca, Lo sparviero, claustrofobico e si potrebbe leggere come ipotetico seguito de Gli uccelli di D. Du Mauier. E poi come non menzionare 15.12.38, con gli spettri di "Loro" e un finale macabro, gli spettrali Il cappotto blu e La casa vuota, quest'ultimo più horror, più d'impatto. Il diivertente Un'ala di farfalla morta (solo una questione di...peso), già letto nella rivista Dagon press, Zothique vol. 2, e per finire un classico di Owen, La presenza sconsolata, racconto con cui avevo conosciuto questo autore, presente nella storica antologia di weird e fantascienza Interplanet vol.5 curata dal de Turris nel 1964, e che contiene anche La giostra di Jean Ray; Il castellano, storia di una enigmatica e sulfurea intrusione domestica, un racconto strepitoso. Sino ad ora, il miglio libro della collana bizzarre, naturalmente dopo Malpertuis, mentre Il romanzo della Mannin è concettualmente molto diverso dalle opere dei due autori belgi, e a mio avviso merita un giudizio a parte.
Scommessa letteraria stravinta, anche dopo la delusione di Cerimoniale notturno (che avevo considerato a ragion veduta, un naturale calo di tensione nella produzione weird di Gerard Bertot). Prime due antologie dell'autore belga riunite in un solo volume, che dire, è un weird purissimo, che non fornisce spiegazioni razionali ai misteri che caratterizzano questi racconti così sibillini e insinuanti, un tipo di inquietudine perturbante, elegante e allusiva, supportata da una atmosfera che lascia il segno, imprime il suo marchio, come del resto le descrizioni degli ambienti e dei luoghi, che amplificano decisamente la generale semplicità, solo apparente, delle trame narrative. Si continuerà a quanto pare ad attingere al catalogo Marabout Fantastique, copertine comprese (bellissime), ma si potrebbe a mio avviso, dopo Il signore dei lupi di Dumas, ampliare il progetto, sempre restando in tema fantastico francofono, magari facendo un pensierino alle opere teatrali fantastiche di Michel De Ghelderode, che da tanti anni non vengono ripubblicate.
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