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La ricerca sviluppa il suo assunto in un arco di tempo che ha una sua indubbia omogeneità quanto a strumentazione propagandistica. Il quindicennio prescelto non coincide con la del resto fumosa nozione di "prima repubblica". Il titolo può trarre in inganno, non fosse che per le date in parentesi. Bisognerà notare che l'iniziale di "prima" è minuscola: qui si prendono in esame i primi anni che hanno contrassegnato lo strutturarsi del sistema politico. Le campagne elettorali meritano una disamina: in esse si acutizza il confronto, emergono le proposte programmatiche, si evidenziano le discriminazioni, spesso condensate in memorabili slogan o in icastici manifesti. Viene messa a fuoco, dunque, la comunicazione politica nelle dense fasi di campagne che si conducevano in piazza, con comizi e manifesti, anteriori al pervasivo dominio della televisione. Solo in coda si accende il piccolo schermo di Tribuna politica (dal 1960) e gradatamente mutano scena e linguaggi. L'analisi privilegia i contenuti del dibattito politico: e non manca di rilevare un'atmosfera satura di ideologia e drastiche contrapposizioni. L'anticomunismo è il cavallo di battaglia della Dc. I comunisti replicano con la fiduciosa filosofia della vulgata: "Noi chiamiamo gli elettori scandisce Ingrao nel '58 a dare il voto al Pci, che è parte di un grande movimento che sta rinnovando il mondo intero". Quando la modernizzazione investe i modi della propaganda si ricorre a esperti. Celebre la trovata di Ernst Dichter, pubblicitario americano, che, per conto della Dc, coniò, nel 1963, uno slogan che doveva sedurre: "La Dc ha vent'anni". Una mano nella notte ma Gelsomini non lo riferisce imbrattò un manifesto con una scritta sbarazzina: "È l'ora di fotterla". Il magico effetto si dissolse.
Roberto Barzanti
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